Lo scorso gennaio, Fatima era precipitata dal balcone del suo appartamento, al 5 piano in un condominio nel centro di Torino. Per l'accusa dunque, la bambina non sarebbe caduta "per un tragico gioco", come sostiene il patrigno, ma sarebbe stata volutamente gettata oltre la ringhiera
È cambiata l’accusa nei confronti di Mohssine Azhar, 32enne di origini marocchine che si trova in carcere per la morte della figlia della compagna, Fatima, bambina che aveva appena tre anni: il gip Agostino Pasquariello ha accolto la richiesta della pm Valentina Sellaroli, emettendo nei confronti dell’uomo, in carcere, una nuova ordinanza di custodia cautelare per omicidio volontario.
Lo scorso gennaio, Fatima era precipitata dal balcone del suo appartamento, al 5 piano in un condominio nel centro di Torino. Per l’accusa dunque, la bimba non sarebbe caduta “per un tragico gioco”, come sostiene Azhar, ma sarebbe stata volutamente gettata oltre la ringhiera.
“Giocavo con Fatima sul balcone. La lanciavo in aria e la riprendevo, con la mamma che ci guardava da sotto. Non so come sia potuto accadere…” dichiarava l’uomo al giudice Pasquariello nel corso dell’interrogatorio di garanzia. Aveva ammesso di aver bevuto e assunto hashish, sostenendo però di “non aver perso lucidità”. Fatima aveva raggiunto da sola l’appartamento del patrigno, che si trova sopra alla casa in cui viveva con la madre. La caduta della bambina era avvenuta sotto lo sguardo della madre Lucia, che stava salutando la figlia e Azhar dal suo balcone.
La pm Valentina Sellaroli aveva già chiesto all’inizio del processo la convalida del fermo di Azhar per omicidio volontario con dolo eventuale e la misura cautelare. Per il giudice poi l’accusa era passata da omicidio volontario con dolo eventuale a omicidio colposo, fino alla nuova ordinanza di ieri.