Il banco di prova sono state le buste paga di marzo. Ora che l’assegno unico universale è entrato pienamente in vigore, arriva la conferma che la riforma delle prestazioni per le famiglie con figli va a vantaggio di alcune fasce di popolazione e a scapito di altre. Secondo una nuova analisi della Fondazione studi consulenti del lavoro, che già a febbraio aveva evidenziato il rischio di penalizzazione per chi per esempio ha una casa di proprietà, la scelta di prendere come parametro di riferimento l’Isee comporta una serie di distorsioni. L’indicatore infatti tiene conto anche della situazione patrimoniale (possesso di abitazioni, auto, giacenze medie dei conti correnti, assicurazioni) che però non necessariamente fotografa la ricchezza di un nucleo familiare. Risultato: “La netta sensazione è che vada a
vantaggio delle fasce più alte di reddito” che finora non ricevevano gli assegni familiari. Servono quindi dei correttivi che “tengano in maggiore considerazione la conformazione delle famiglie italiane, per le quali l’abitazione di proprietà e i piccoli risparmi non sono sintomo di lusso e di ricchezza, ma solo di grandi sacrifici personali”, concludono i consulenti del lavoro”.
“Ora che lo stipendio di marzo e il bonifico dell’Assegno unico universale, effettuato direttamente dall’Inps sul conto corrente del richiedente, sono stati accreditati, si possono trarre le prime conclusioni su questa misura, che di certo non soddisfa pienamente le aspettative”, si legge nell’approfondimento. “Questa fase di prima
applicazione dell’assegno sta generando confusione, false aspettative e delusione in capo a molti di quei nuclei familiari che avrebbero dovuto essere i principali
beneficiari della nuova misura”. Seguono alcuni casi concreti di nuclei famigliari di diversa dimensione.
Ed ecco gli esempi. Una coppia sposata, lui operaio metalmeccanico con moglie a carico e 2 figli minori di 3 anni, a fronte di un Isee è pari a 6.400 euro ha percepito a marzo un assegno di 350 euro al posto del precedente assegno al nucleo familiare di 199,83 euro più detrazioni per figli a carico di 125. “Differenza apparentemente positiva”, notano i consulenti. “Bisogna tener presente, però, che a luglio 2021, vista l’impossibilità di rendere da subito operativo l’Assegno unico, era stata introdotta la misura temporanea, ovvero la maggiorazione ANF pari a 37,50 euro per ogni figlio. Considerando anche tale importo, il sig. Rossi avrebbe una perdita mensile di quasi 50 euro“.
Secondo caso: coppia convivente con una figlia minorenne maggiore di 3 anni e un Isee di 11.537 euro. Ha percepito un assegno di 205 euro in luogo di un assegno al nucleo familiare di 91,78 e detrazioni per figlia a carico di 61,58. In questo caso, sommando anche la maggiorazione ANF pari a 37,50 si riscontra un piccolo guadagno. Ci perdono molto, invece, un lavoratore dipendente con moglie a carico e quattro figli maggiori di 3 anni più uno più piccolo. Con un Isee di 24.900 euro hanno ricevuto un assegno di 716. Ma fino a prima della riforma prendevano 432,72 euro di assegno al nucleo, detrazioni per figli a carico di 298,45 euro e per famiglie numerose di 100 euro. Sommando anche la maggiorazione temporanea, che ora viene meno, il gap negativo è di 264,57 euro, “circa un 26% in meno”.
Altro caso: una madre separata con due figlie minorenni maggiori di 3 anni e Isee pari a 15.298 euro ha percepito un assegno unico di 410 euro. “Anche in questo caso si tratta di un importo ben lontano dalla somma dei precedenti assegni familiari di 357,72 euro, detrazioni figli di 134,12 e maggiorazione temporanea pari a 75”. Un guadagno sensibile lo registra solo la famiglia di un dirigente con moglie a carico e due figli minorenni maggiori di 3 anni, con un reddito pari a 98.258 euro. Finora avendo un Isee alto non percepiva assegni ma solo detrazioni per figli a carico, pari a 16,91 mensili. Oggi facendone richiesta beneficia comunque di 50 euro per ogni figlio. Ben 83,09 euro in più ogni mese.
Per i consulenti del lavoro “di positivo c’è che per la prima volta percepiscono assegno per figli minorenni i lavoratori autonomi, che ovviamente ne abbiano i requisiti Isee. E questo è un ottimo segnale di attenzione, forse il primo, per i lavoratori indipendenti che stanno pagando a carissimo prezzo la doppia criticità di pandemia e aumenti incontrollati di energia e materie prime“. Ma visti i casi esposti prima “ci si chiede se sia stato veramente opportuno eliminare misure che per anni hanno caratterizzato, su parametri di natura reddituale, i sussidi alle famiglie, sostituendole con un meccanismo complesso, difficile da comprendere, basato su informazioni che non sono in grado di misurare correttamente la ricchezza reale dei nuclei familiari con figli a carico. Una riforma organica della tassazione, e soprattutto dei correttivi legati alle situazioni personali e familiari, non può essere costruita a tavolino ignorando completamente le esigenze di semplicità e trasparenza. I correttivi che purtroppo arriveranno, senza modificare l’impianto di base, sotto forma di “clausole di salvaguardia” o “detrazioni aggiuntive”, non faranno altro che peggiorare ulteriormente la situazione, rendendo il meccanismo di calcolo farraginoso ed incomprensibile, obbligando il datore di lavoro e i Consulenti del Lavoro a nuovi sforzi per mantenere in vita, per ovvie ragioni di confronto, criteri di calcolo completamente diversi tra loro.