“Non posso e non voglio nascondere di essere profondamente deluso e addolorato dal comportamento di Vladimir Putin, che si è assunto una gravissima responsabilità di fronte al mondo intero. Io lo avevo conosciuto 20 anni fa, mi era sempre parso un uomo di grande buonsenso, di democrazia, di pace. Peccato davvero per quello che è successo”. Dopo 44 giorni di guerra in Ucraina, per la prima volta Silvio Berlusconi scarica il presidente russo e lo fa in occasione della Convention Azzurra di Forza Italia, nel corso della quale, a quasi tre anni dalla sua ultima apparizione sul palco, ha lanciato anche un chiaro messaggio agli alleati del centrodestra: “Senza di noi – ha sottolineato – non esisterebbe. Siamo sempre più determinati e determinanti”.
Un ritorno al passato, il suo, con un’entrata in scena tra gli applausi della platea sulle note dell’inno storico del partito, quello del 1994. Accompagnato dalla compagna Marta Fascina, riprende dichiaratamente quel discorso di 28 anni fa proponendo una “nuova discesa in campo, consapevoli che tutto questo è indispensabile e insostituibile per il futuro dell’Italia”. E punta subito agli alleati. Non quelli di governo, almeno inizialmente, ma quelli che con lui compongono il centrodestra, ricordando il ruolo svolto dal partito negli equilibri dell’alleanza con Lega e Fratelli d’Italia: “Abbiamo creato il bipolarismo in Italia, abbiamo reso possibile l’esistenza di un centrodestra di governo, un centrodestra che senza di noi non sarebbe mai esistito, non esisterebbe oggi e non potrebbe esistere neppure per il futuro”. E si colloca al centro rispetto ai partiti guidati da Matteo Salvini e Giorgia Meloni, “un centro alternativo alla sinistra e distinto dalla destra, con cui siamo e saremo alleati. Il nostro centro è quello del Partito Popolare Europeo, il Ppe, il più importante partito nel Parlamento europeo, il partito di cui siamo parte e che orgogliosamente rappresentiamo in Italia”.
L’alleanza con la sinistra Forza Italia l’ha fatta però entrando nel governo di unità nazionale guidato da Mario Draghi, un’opportunità di cambiamento, dice, che “Fratelli d’Italia ha perso non entrando nel governo, ha perso l’opportunità di essere partecipe del rilancio del Paese con le sue idee, con i suoi programmi, con le sue donne e con i suoi uomini”. Ma proprio all’esecutivo, dopo aver elogiato i provvedimenti presi fino ad ora che “vanno nella direzione giusta ma sono ancora insufficienti ad evitare una recessione“, lancia due avvertimenti in materia di Giustizia e Fisco. “Sulla riforma della giustizia ribadisco che ci aspettiamo un ampio dibattito in Parlamento con l’approfondimento delle nostre osservazioni senza che venga posta la questione di fiducia“, ha detto, mentre sul fisco ha rincarato la dose: “Noi siamo leali e lo saremo fino alla fine, ma non possiamo rinunciare alla nostra identità sostenendo provvedimenti che negano i nostri principi. Noi non consentiremo mai a nessun governo, come non lo abbiamo mai consentito, di mettere le mani nelle tasche degli italiani. Noi non consentiremo mai a nessun governo di colpire la casa, che per noi è sacra, è il simbolo dell’unità e della continuità della famiglia”.
Il suo discorso si sposta poi sull’attualità, sul conflitto in corso in Ucraina, sui “massacri di civili” commessi a Bucha e sulle scelta sbagliate prese da Putin. “Non sono riuscito a dare all’Europa una politica Estera e di Difesa comune e oggi siamo di fronte a un’aggressione senza precedenti contro un Paese che sta combattendo per la sua libertà – ha affermato -Bisogna fare tutto il possibile perché tutto questo finisca al più presto, per mettere fine alla brutalità della guerra e l’Italia deve lavorare a questo scopo, perché si arrivi ad un compromesso accettabile per tutti. Questo significa però che la libertà e l’integrità dell’Ucraina devono essere garantite. Noi auspichiamo che i rapporti fra Russia, Stati Uniti, Europa tornino ad essere dialoganti. Ma spetta alla Russia adesso fare un passo nella giusta direzione, facendo tacere le armi. Il cessate il fuoco da parte della Russia è fondamentale e prioritario”.
Ma la guerra, ricorda, impone un prezzo pesante anche per l’Europa stessa, legato a scelte che definisce “ideologiche” (e sbagliate) del passato: “Un prezzo che, per noi, deriva innanzitutto dalla mancata diversificazione delle fonti di energia. Ci hanno danneggiato le scelte ideologiche che hanno portato alla rinuncia del nucleare, che hanno portato alla riduzione della produzione e della ricerca nazionale che hanno portato al blocco dei rigassificatori. Per questo non siamo in grado di rinunciare, almeno nell’immediato, alle forniture di gas russo, anche se questo deve essere il nostro obiettivo nei tempi giusti”.