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Gianni Morandi: “Ho ospitato una profuga ucraina. Piangeva sempre, una mattina si è svegliata e se n’è andata, è tornata lì”

Il cantante di Monghidoro è stato ospite di Giletti 102.5 su Rtl 102.5: "Non riuscivamo a comunicare molto bene con lei perché parlava solo ucraino o russo. Lei si chiudeva in camera e piangeva e cercava di parlare al telefono con alcuni famigliari che erano là..."

di F. Q.

“Penso che siamo stati molto fortunati in tutti questi anni, non abbiamo mai vissuto un conflitto così, dopo il 1944 e il 25 aprile del 1945. Si, ci sono state le brigate rosse, gli attentati, i rapimenti, ma una guerra così non me l’aspettavo di certo, nonostante io sia nato sotto i bombardamenti”: così Gianni Morandi ospite di Massimo Giletti su Rtl 102.5. “Un soldato americano portò una coperta a mia madre che stava partorendo. Per questo americano mi chiamavo ‘Little John’, chissà dove è finito”, ha raccontanto ancora il cantante di Monghidoro. Della guerra, quella in Vietnam, Morandi cantava in ‘C’era un ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stones‘: “Siamo nel 1966 e mi arriva una canzone che era molto diversa da tutto quello che avevo cantato fino a quel momento. Mi innamorai e la volli cantare a tutti i costi – ha detto – Erano dei soldati americani costretti ad andare a combattere nel Vietnam mentre avrebbero voluto rimanere a casa loro a suonare la chitarra, ad ascoltare la musica e a vivere una vita da giovani”, ha detto il cantante amatissimo. “La cosa si è capovolta e oggi sono i russi che aggrediscono l’Ucraina e magari questi soldati russi non hanno una grande voglia di andare in guerra lì. C’è un paradosso molto particolare: nel 1983 fui premiato dal governo russo con una cerimonia ufficiale come un portatore di pace. Si sono rivoltate le cose, oggi sono i russi che aggrediscono”. Il cantante ha poi raccontato di aver messo a disposizione la sua casa per una profuga ucraina: “Ho ospitato per circa quindici giorni una signora ucraina di 69 anni, non riuscivamo a comunicare molto bene con lei perché parlava solo ucraino o russo. Lei si chiudeva in camera e piangeva e cercava di parlare al telefono con alcuni famigliari che erano là, una mattina si è svegliata e se n’è andata perché voleva tornare in Ucraina, a casa sua, nonostante le bombe. Poi ho saputo che è arrivata, ci ha ringraziato tanto. Non si può andare avanti tanto con questa guerra, prima o poi finirà. Forse Putin non vuole far vedere di essere sconfitto? Mi sembra che si stia comportando in maniera folle”.

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