L’accordo di maggioranza c’è, le polemiche anche. Dopo lo stallo di ieri, le forze che reggono il governo Draghi hanno trovato una sorta di quadra sul testo della riforma del Csm. Pochi minuti dopo la notizia dell’intesa, però, la responsabile Giustizia del Pd, Anna Rossomando, ha attaccato Lega e Italia Viva, ree di non aver ritirato i loro emendamenti sui quali c’è il parere contrario del governo.

Per quanto riguarda il testo, (quasi) tutti i capigruppo della maggioranza in commissione Giustizia della Camera hanno detto sì al punto di caduta su legge elettorale e separazione delle funzioni. Sul primo punto, la quadra è stata trovata sul sorteggio delle Corti d’appello per andare a formare i collegi elettorali, attraverso un sistema che resta maggioritario binominale con un correttivo proporzionale, in pratica come era stato concordato nel Consiglio dei ministri che aveva approvato gli emendamenti del governo alla riforma del Csm. Sulla separazione delle funzioni, invece, è consentito un solo passaggio da giudice a pm e viceversa entro i 10 anni, ma il limite non varrà se le funzioni sono esercitate nel settore civile. L’accordo prevede che i 10 anni in questione decorrono dall’assegnazione della prima sede.

L’accordo di massima, come detto, prevede il ritiro degli emendamenti da parte delle forze di maggioranza. Su questo punto, però, si sono messe di traverso Italia Viva e la Lega. I renziani, come annunciato, voteranno le loro proposte di modifica, mentre il Carroccio non ha dato garanzie sul voto di quegli emendamenti che riguardano i temi oggetto dei referendum sulla giustizia (tra cui anche la separazione delle funzioni).

Da qui l’attacco del Partito democratico. “Siamo a un passo dal completamento del percorso per arrivare all’approvazione di un’importante riforma del Csm – ha dello la responsabile Giustizia del partito – È stata raggiunta un’intesa, ma un grande nodo politico resta ancora aperto: due forze politiche di maggioranza, Italia Viva e Lega, ancora non ritirano gli emendamenti sui quali c’è parere contrario del governo e resta ambiguità su come voteranno in commissione. Questo non è accettabile”. Non si è fatta attendere la replica del partito di Renzi, affidata a Cosimo Maria Ferri, secondo cui alla riunione di maggioranza sono stati fatti “tre passi avanti e due indietro”. “Italia Viva non è l’unica forza a mettere paletti” ha detto. Va ricordato che il deputato, nonostante sia sotto procedimento disciplinare per essersi accordato sulle nomine – da parlamentare in carica – con l’ex ras delle correnti Luca Palamara, è stato delegato da Matteo Renzi a gestire la pratica al posto dei responsabili Giustizia di Iv di Camera e Senato, Lucia Annibali e Giuseppe Cucca. Ad ogni modo, secondo Ferri “restano troppe contraddizioni nel testo, questa rischia di essere una riforma al ribasso, in cui non cambierà niente”. Italia Viva, però, “resta pronta a dare il suo contributo. Saremo lunedì in commissione e porteremo avanti le nostre proposte con spirito costruttivo, cercando di convincere la maggioranza ad ascoltarci non solo nella forma ma anche nella sostanza“.

“L’accordo raggiunto oggi tra la maggioranza e la Ministra Cartabia è il punto di equilibrio più avanzato. Nessuno di può assumere il rischio di farlo saltare. Sarebbe da irresponsabili” ha commentato il deputato di Leu, Federico Conte. Di tenore diametralmente opposto erano state le dichiarazioni del sottosegretario alla Giustizia Francesco Paolo Sisto, pezzo da novanta di Forza Italia: “Nella riunione di maggioranza che si è appena conclusa è stato raggiunto un ampio accordo sulla riforma dell’ordinamento giudiziario. Esprimo soddisfazione per il maturo atteggiamento tenuto dai gruppi, sotto la regia della ministra Cartabia. Ora avanti con i lavori della Commissione Giustizia per poter rispettare i tempi previsti”. “Abbiamo definito un accordo di maggioranza sul testo della riforma del Csm – ha detto invece Enrico Costa, vice segretario di Azione – Valutazioni puntuali delle attività dei magistrati con il fascicolo di performance, rigoroso rispetto della presunzione d’innocenza, sospensione dalle funzioni per il Pm che chiede arresti omettendo di allegare elementi rilevanti per la decisione, stop alle porte girevoli, giro di vite sui fuori ruolo, un solo passaggio di funzioni in carriera. Tanti passi avanti – ha aggiunto – contenuti negli emendamenti di Azione, che ancora una volta, sulla giustizia è decisiva”.

“Sui contenuti ci siamo, la maggioranza ha condiviso i punti che si è impegnata a sostenere” ha detto la ministra della Giustizia, Marta Cartabia, chiudendo l’ultima riunione. La Guardasigilli ha ringraziato le forze di maggioranza che hanno dimostrato spirito “costruttivo”, con la disponibilità a compiere i passi necessari per favorire una sintesi. Ma i magistrati criticano l’intesa: “Un accordo che peggiora sensibilmente un impianto già denso di criticità” è il drastico il giudizio del segretario dell’Anm Salvatore Casciaro. “Il disegno complessivo mi pare sia quello di trasformare i magistrati in burocrati: un’impostazione figlia di un grave errore di prospettiva. Più che una riforma mi sembra una regressione culturale”. Quanto al cambio delle funzioni una sola volta nella carriera di un magistrato, “è solo una separazione delle carriere camuffata”.

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