Il sostituto procuratore padovano Silvia Golin ha iscritto il manager e altre due persone nel registro degli indagati per induzione indebita a dare o promettere utilità. L’ipotesi di reato si riferisce a un contributo aggiuntivo di 20mila euro che i due manager pubblici avrebbero assegnato, come contributo, alla Fondazione Scuola Formazione di Sanità Pubblica, che ha sede a Padova ed è di emanazione regionale
Un’inchiesta della Procura di Padova scuote la sanità veneta, per i sospetti legati a una elargizione di favore di 20mila euro. Riguarda Domenico Mantoan, 64 anni, vicentino di Brendola, e Patrizia Simionato, 57 anni, l’ex direttore generale di Azienda Zero, il potente braccio operativo della Sanità che sovrintende su spese e appalti, gestendo un bilancio ultra miliardario. Il sostituto procuratore padovano Silvia Golin ha iscritto i loro nomi nel registro degli indagati per induzione indebita a dare o promettere utilità. L’ipotesi di reato si riferisce a un contributo aggiuntivo di 20mila euro che i due manager pubblici avrebbero assegnato, come contributo, alla Fondazione Scuola Formazione di Sanità Pubblica, che ha sede a Padova ed è di emanazione regionale. Il finanziamento era inserito in una delibera regionale dell’agosto 2020, indirizzata al direttore generale di Azienda Zero, ed approvata quando Mantoan era vicepresidente della fondazione. Nell’inchiesta (per concorso nei reati contestati agli altri due) spunta il nome di un terzo indagato, Alessandra Stefani, 62 anni, di Brendola, legata da amicizia con Mantoan. A tutti e tre è arrivata la notifica di deposito degli atti a conclusione dell’indagine preliminare. Per l’avvocato Piero Longo, difensore di Mantoan, “è una accusa priva di qualsiasi fondamento e sarà facilmente dimostrato“.
La Stefani era assistente amministrativo dell’Uls di Vicenza e dall’inizio 2019 è stata trasferita alla Fondazione Scuola Formazione di Sanità Pubblica della Regione per un periodo temporaneo di quattro anni. Grazie alle sue conoscenze con Mantoan, questa l’ipotesi avanzata dal pubblico ministero, avrebbe ottenuto il finanziamento aggiuntivo. Oggi Mantoan, dopo essere andato in pensione da direttore generale della Sanità veneta, è presidente di Agenas, l’Agenzia Nazionale per la Sanità Regionale. Questa vicenda si lega probabilmente all’indagine per rivelazione di segreto istruttorio, venuta a galla alcuni mesi fa a carico del colonnello Massimo Stellato, capocentro di Padova dell’Aisi, i nostri servizi di informazione interna. Finora si sapeva che l’accusa era riferita a un incontro avvenuto alla vigilia di Ferragosto del 2020 a Brendola, con Mantoan, dove quest’ultimo vive. Secondo l’ipotesi d’accusa (l’inchiesta a carico del solo Stellato, è stata trasferita da Padova a Vicenza per competenza territoriale) l’ufficiale avrebbe rivelato a Mantoan che la Procura di Padova stava indagando su di lui. Non è stato ancora chiarito quale fosse la fonte informativa dell’uomo dei servizi segreti. Mantoan era stato intercettato quando aveva chiamato una donna a cui aveva riferito quella circostanza.
Il nome di Mantoan era comparso alcuni anni fa in un’inchiesta aperta dalla Procura di Padova. Allora alcuni finanzieri si stavano occupando di indagini sanitarie (riguardanti però altri soggetti) e si imbatterono per caso nel manager che con l’auto della Regione si era fermato all’Hotel Sheraton di Padova Est, per incontrarsi con una donna, fornitrice di prodotti sanitari. Non si trattava di motivi legati al proprio ufficio, bensì di ragioni personali. Era scattata l’ipotesi di utilizzo indebito di bene pubblico (l’auto della Regione). Poi però l’inchiesta era stata archiviata. Conseguenze diverse ha avuto, invece, l’incidente mortale causato nel 2016 dall’auto blu su cui si trovava Mantoan vicino all’ospedale di Padova. L’autista della Regione aveva investito e ucciso un centauro. Il medico legale stabilì che il decesso era da attribuirsi ad un infarto, ma la parte civile aveva presentato perizie di quella ricostruzione considerata infondata, visto che la morte era dovuta alla violenza dell’impatto e alla caduta dell’uomo sull’asfalto. Per questo motivo due medici sono finiti sotto inchiesta. L’autista ha poi patteggiato.