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Claudia Rivelli, la sorella di Ornella Muti accusata di contrabbandare la “droga di Hitler”: chiede l’abbreviato assieme ad altri 29 indagati

Nel corso del processo per direttissima, dopo il quale è stata rimessa in libertà, si era difesa affermando di avere inviato la sostanza al figlio che vive a Londra “perchè lui la usa per pulire l’auto” mentre lei la utilizza per “per lucidare l’argenteria”

di F. Q.

C’è anche Claudia Rivelli, la sorella di Ornella Muti, tra i 29 indagati che hanno chiesto il processo con rito abbreviato nell’ambito dell’inchiesta sul traffico della cosiddetta “droga di Hitler” meglio conosciuta anche come Gbl o “droga dello stupro”. La sorella dell’attrice era stata arrestata nei mesi scorsi assieme ad altre 31 persone, tutte coinvolte in un’indagine sul contrabbando di questa sostanza stupefacente, acquistata sul dark web e dall’estero. La prima udienza del processo è stata fissata per il prossimo 12 aprile davanti alla settima sezione penale della Procura di Roma: se verrà accettata la richiesta di procedere con l’abbreviato, sarà direttamente il gup a decidere la sua eventuale condanna e, nel caso, potrà beneficiare di uno sconto di un terzo sulla pena.

Claudia Rivelli era stata già arrestata il 15 settembre scorso quando nella sua abitazione romana, nella zona della Camilluccia, erano stati trovati dagli agenti della Polaria tre flaconi con un litro di Gbl (la droga dello stupro, appunto). Nel corso del processo per direttissima, dopo il quale è stata rimessa in libertà, si era difesa affermando di avere inviato la sostanza al figlio che vive a Londra “perchè lui la usa per pulire l’auto” mentre lei la utilizza per “per lucidare l’argenteria”.

Lei e gli altri 31 indagati erano stati raggiunti da una ordinanza cautelare il 27 ottobre scorso al culmine degli accertamenti svolti dal Nas. Per Rivelli erano stati disposti gli arresti domiciliari. In particolare l’ex attrice di fotoromanzi è accusata di importazione e cessione di sostanze stupefacenti perché “illecitamente dall’Olanda – è detto nel capo di imputazione dell’ordinanza del gip – con cadenze trimestrali, importava vari flaconi di Gbl provvedendo a inviarne parte al figlio residente a Londra dopo averne sostituito confezione ed etichetta riportante indicazione ‘shampoo’ in modo da trarre in inganno la dogana”.

Nell’ordinanza che portò Rivelli ai domiciliari erano citate anche alcune chat tra l’attrice e il figlio. “Pacco arrivato e nascosto”, “fammi sapere notizie mano a mano, se no mi agito troppo fino a giovedì “, i messaggi inviati. “Il tenore delle chat WhatsApp e la circostanza che l’indagata camuffasse il reale contenuto delle spedizioni – scriveva il gip della Capitale – appaiono elementi oggettivamente indicativi della piena consapevolezza e della volontà di quest’ultima di realizzare condotte penalmente rilevanti, ponendosi quale schermo per agevolare il figlio nell’importazione di sostanza nel Regno Unito dove è considerata illegale al pari dell’Italia, in tal modo riuscendo ad aggirare i controlli doganali“. Nelle indagini i Nas hanno individuato e registrato 16 nuove sostanze mai giunte prima in Italia. In totale 290 le spedizioni tracciate dagli inquirenti per un volume di affare stimabile in quasi 5 milioni di euro.

Le indagini hanno “svelato il modus operandi adottato per l’importazione dall’estero (Olanda, Canada, Polonia, Francia, Croazia e Cina) delle pericolose droghe. Un mercato non più di nicchia ma variegato, frequentato non solo dai criminali abituali ma anche da insospettabili professionisti del settore privato o della pubblica amministrazione: coinvolti nell’inchiesta anche un avvocato, un medico odontoiatra, un funzionario di un ente locale e un insegnante di scuola media che, addirittura, faceva giungere proprio a scuola la droga sintetica. Nelle chat citate dal gip anche un riferimento ad un “politico”, non identificato dagli inquirenti.

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