I giudici hanno escluso responsabilità anche degli ex vertici del Mef Maria Cannata, ex responsabile del debito pubblico, e Vincenzo La Via, ex dg del Tesoro, per la vicenda della stipulazione di contratti in prodotti finanziari derivati con la banca d’affari Morgan Stanley
La Corte dei Conti del Lazio ha assolto gli ex ministri dell’Economia Vittorio Grilli e Domenico Siniscalco e gli ex vertici del Mef Maria Cannata, ex responsabile del debito pubblico, e Vincenzo La Via, ex dg del Tesoro, per la vicenda della stipulazione di contratti in prodotti finanziari derivati con la banca d’affari Morgan Stanley. I giudici hanno escluso responsabili contabili di Siniscalco (difeso dall’avvocato Torchia), Grilli (avvocato D’Urso), Cannata (assistita dai legali Giuseppe Iannaccone, Antonio Palmieri, Riccardo Lugaro) e La Via (avvocato Ghia), mentre il Pg contabile contestava un danno di 3,9 miliardi di euro. Il caso era stato già chiuso in passato ma era stato riaperto dalla Cassazione nel febbraio del 2021: i giudici della Suprema corte avevano accolto il ricorso del Procuratore generale della Corte dei Conti contro l’archiviazione del caso per difetto di giurisdizione.
La vicenda del derivati sottoscritta dal Tesoro è tecnicamente piuttosto complessa. Come noto l‘Italia ha da anni un ingente debito pubblico, su cui ogni anno paga interessi miliardari. Per tutelarsi dagli effetti di possibili rialzi del costo del denaro che comporterebbe un aumento dell’esborso per pagare gli interessi è uso stipolare quelle che sono una sorta di assicurazione, i contratti derivati appunto. La pratica è utilizzata da tutte le tesorerie, non solo da quella italiana. Ma come si dice il diavolo sta nei dettagli e in un contratto di questo genere di dettagli ce ne sono veramente tanti. Secondo l’accusa le condizioni concordate con Morgan Stanley erano troppo sfavorevoli per il nostro paese. Soprattutto, al verificarsi di determinate condizioni, davano alla banca americana la possibilità di uscire anticipatamente dall’accordo incassando eventuali plusvalenze. Cosa che sarebbe puntualmente accaduta causando un danno ai conti pubblici di quasi 4 miliardi di euro. Clausole così punitive da rendere il contratto con Morgan Stanley più simile ad una speculazione vera e propria che a una forma di protezione dal rischio. Con la sentenza di oggi, però, i magistrati contabili hanno escluso eventuale dolo dei ministri e i vertici dei ministeri in carica all’epoca.