Non sbaglia niente Charles Leclerc e non sbaglia niente la Ferrari. Il monegasco appare velocissimo sin dalle libere in Australia, eccezionale in qualifica e rassicurante in gara e c’era chi lo metteva in discussione per aver concluso il mondiale lo scorso anno qualche punto sotto il compagno di squadra Sainz.
C’era pure chi mi criticava quando auspicavo il suo arrivo in Ferrari già nel 2019, mi veniva detto “è troppo giovane”, “Meglio un altro anno in Alfa”, “Meglio tenere un altro anno di Kimi in rosso” quando già nel 2019 Charles ci regalava pole e vittorie di livello.
La F1-75 si sposa magnificamente col tracciato australiano, più di quanto fatto in Bahrain e in Arabia Saudita. Una vettura meno estrema rispetto alle Red Bull ma decisamente più efficace e concreta. Vanno fatti i complimenti a tutta la squadra per aver messo in pista una macchina che funziona, che va meravigliosamente e che, non lo nascondo, mi aveva destato delle perplessità per le sue forme a “ciambellone”. Non mi nascondo su questo.
I rivali invece annegano, Verstappen colleziona un altro “zero” nel ruolino di marcia del campionato piloti. La Red Bull deve ancora fare i conti con problemi di affidabilità che dopo tre gare cominciano a preoccupare pesantemente la squadra. La Mercedes mette una “toppa” con un 3° e 4° posto ringraziando però Sainz, per l’uscita di pista, ed il ritiro e lo stop già menzionato di Verstappen con il motore arrosto… In grossa difficoltà quindi la Mercedes che seppur in gara abbia evidenziato qualche piccolo cenno di recupero, l’entità dei miglioramenti al momento non rassicurano, anzi… preoccupano.
Due parole invece voglio spenderle per Sebastian Vettel e Mick Schumacher, idolatrati da alcuni che si permettevano anche di irridermi quando pubblicamente ho espresso più di qualche critica a questi piloti. Anche stavolta i fatti sono evidenti e la gara australiana conferma come i due siano: il primo un pilota finito, il secondo non certamente un campione. Il confronto tra Schumacher e Magnussen ridimensiona pesantemente le qualità tanto osannate del caro figlio d’arte che finché aveva Mazepin come compagno di squadra poteva pure illudere qualcuno. Il quattro volte campione del mondo una volta di più conferma di essere un pilota che dovrebbe valutare l’opzione pensione.