Nel giorno della nuova udienza davanti al gup per l’omicidio di Giulio Regeni – procedimento che vede imputati i quattro agenti egiziani della National Security Agency, il generale Sabir Tariq, i colonnelli Usham Helmi e Athar Kamel Mohamed Ibrahim, e Magdi Ibrahim Abdelal Sharif, accusati di avere sequestrato, torturato ed ucciso il ricercatore italiano – un nuovo presidio di giornalisti e attivisti è stato organizzato di fronte al tribunale di Roma, a Piazzale Clodio. Presenti anche alcuni parlamentari e politici, dal senatore del gruppo Misto, Gregorio De Falco, al dem Gianni Cuperlo, ma anche il sindacalista Aboubakar Soumahoro, l’attore e presentatore televisivo Flavio Insinna, Beppe Giulietti (presidente Fnsi) e rappresentanti egiziani di organizzazioni per i diritti umani.

Al centro dell’udienza il nodo relativo alle notifiche degli atti agli imputati. A piazzale Clodio sono presenti i genitori di Regeni, la madre Paola Deffendi e Claudio Regeni, accompagnati dall’avvocato Alessandra Ballerini, che prima di entrare nella cittadella giudiziaria hanno mostrato lo striscione giallo con scritto “Verità per Giulio Regeni’.

“Bisogna esserci, è il minimo. Come ha detto la mamma di Giulio su quel viso ha visto tutto il dolore del mondo, non dobbiamo darci pace fino a quando non si arriverà a verità e giustizia”, ha spiegato Insinna. E ancora: “Se c’è stata volontà politica dei governi di arrivare alla verità? Non mi interessa, l’importante è che ci sia adesso. Lo dobbiamo alla famiglia, alla parte buona di questo Paese. Voglio vivere in un Paese, come dice il Papa, che ritrovi un senso di fraternità, dove il tuo dolore diventa il mio. Questa famiglia sta facendo un’opera straordinaria con una compostezza unica al mondo”. “Doveroso chiedere la collaborazione egiziana sulle notifiche, che lo Stato italiano sta perseguendo con determinazione. Ma se poi dall’altro lato continuiamo a commerciare armi e fregate con il regime di Al Sisi emerge in modo evidente la contraddizione e il conflitto tra queste due logiche”. “Manca la volontà di esercitare forza, pressione sul Cairo, non si può avere a che fare con un regime autocratico e chiedere la cortesia”, ha attaccato De Falco. Diversi i rappresentanti di organizzazioni umanitarie presenti: “Siamo qui per la famiglia di Giulio, ma anche per ricordare come in Egitto ci sono migliaia di casi simili a quello Regeni, per i quali chiediamo verità e giustizia”.

“Non smetteremo mai di reclamare verità, Chiederemo che ci sia un’interruzione dei rapporti con l’Egitto qualora dovesse perseguire una politica di omissione e di cancellazione delle prove”, hanno concluso dal presidio.

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“Nessuna collaborazione dall’Egitto sul caso Regeni”: dal giudice nuovo stop al processo. La famiglia: “Intervenga Draghi”

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