La Serbia di Aleksandar Vucic, grande amico ed estimatore di Vladimir Putin, Xi Jinping e Viktor Orban, è sempre più sotto pressione per il suo rifiuto di aderire alle sanzioni occidentali contro la Russia. In questi giorni ha ricevuto dalla Cina un sofisticato sistema missilistico di difesa aerea. Le notizie di stampa del fine settimana sono state confermate oggi dal governo di Pechino, che si è affrettato a parlare di questa fornitura militare in termini di normali “progetti di cooperazione” bilaterale “che non hanno nulla a che vedere con la situazione attuale” in Ucraina. Ma l’arrivo di missili cinesi, – un’operazione definita “segreta” dai media – ha sollevato non poche preoccupazioni fra le cancellerie occidentali.

La Serbia, principale alleato di Mosca nell’area, è l’unico Paese europeo a rifornirsi massicciamente di armamenti da Russia e Cina, con i due giganti interessati a incrementare i propri investimenti nell’economia serba e degli altri Paesi della regione. Nell’ambito del progetto ‘Via della Seta’ e dei suoi piani di penetrazione nel tessuto economico dell’Europa, la Cina di Xi Jinping sta attuando in Serbia forti investimenti soprattutto nei settori industriale, minerario e metallurgico, e in quello delle infrastrutture, in particolare nel progetto di una linea ferroviaria veloce fra Belgrado e Budapest.

Buona parte dell’armamento in dotazione all’esercito serbo proviene, tra l’altro, proprio dalla Russia: carri armati, mezzi blindati, elicotteri, sistemi di avvistamento. E nei mesi scorsi Russia e Bielorussia hanno donato a Belgrado rispettivamente sei e quattro aerei caccia MiG-29 usati, coi quali il Paese balcanico ha rafforzato il suo dispositivo di protezione aerea, al cui potenziamento ulteriore contribuirà il sistema missilistico cinese. Consapevole forse delle crescenti preoccupazioni occidentali, ma anche per ovviare alle probabili difficoltà nelle forniture per le sanzioni internazionali alla Russia, il presidente Vucic nel fine settimana ha annunciato l’intenzione di acquistare caccia francesi Rafal e droni turchi. Nelle scorse ore, il ministro degli Esteri croato Gordan Grlic Radman, a margine della ministeriale Ue in Lussemburgo, è tornato a definire “insostenibile” il comportamento di Belgrado e il rifiuto di allineare la sua politica estera con quella dell’Ue aderendo alle sanzioni contro Mosca.

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