Oggi le ferrovie di Stato russe, Russian Railways, sono state dichiarate in default, dopo avere mancato il pagamento degli interessi su un green bond in franchi svizzeri, il mese scorso. Tra i creditori della società ferroviaria c'è anche Unicredit con finanziamenti per 545 milioni. "Presenteremo in tribunale le nostre fatture a conferma dei nostri sforzi per pagare sia in valuta estera che in rubli. Non sarà un processo facile. Dovremo dimostrare molto attivamente il nostro caso, nonostante tutte le difficoltà", ha affermato il ministro delle Finanze russo
Si ingarbuglia la situazione del debito russo denominato in valuta straniera. In sostanza bond emessi da entità russe (Stato e imprese) in dollari. Nei giorni scorsi gli Stati Uniti hanno bloccato l’operatività dei conti russi presso banche nazionali come Jp Morgan o Citigroup, conti che servono per erogare i pagamenti in valuta straniera ai possessori di titoli. La scorsa settimana Mosca è stata così costretta a pagare in rubli una cedola da 650 milioni di dollari. Le agenzie di rating statunitensi (Standard & Poor’s, Moody’s e Fitch) hanno però messo in chiaro nelle scorse settimane che un pagamento delle cedole con una valuta differente rispetto a quella prevista dai contratti comporta a tutti gli effetti un default. Sabato scorso il rating del debito russo in valuta estera è stato declassato da S&P da CC a SD, cioè in default selettivo. Oggi le ferrovie di Stato russe, Russian Railways, sono state dichiarate in default, dopo avere mancato il pagamento degli interessi su un green bond in franchi svizzeri, il mese scorso. Il pagamento della cedola sarebbe dovuto avvenire entro il 14 marzo, con un periodo di tolleranza di 10 giorni, secondo il Credit Derivatives Determinations Committee britannico, organismo che regola i termini internazionali di gestione dei crediti sui derivati. Tra i creditori di Russian Railways c’è anche Unicredit che ha erogato alla società finanziamenti per 545 milioni.
La situazione è oggettivamente particolare perché la Russia dispone delle risorse per effettuare i pagamenti e probabilmente ha la volontà di farlo. Ma non può a causa dei blocchi imposti dalle controparti occidentali. Oggi il ministro delle finanze Anton Siluanov ha annunciato che la Russia intraprenderà un’azione legale se l’Occidente cercherà di costringerla al default del suo debito sovrano. “Naturalmente faremo causa, ha spiegato il ministro, perché abbiamo adottato tutte le misure necessarie per garantire che gli investitori ricevano i loro pagamenti”, ha detto Siluanov al quotidiano in un’intervista aggiungendo “Presenteremo in tribunale le nostre fatture a conferma dei nostri sforzi per pagare sia in valuta estera che in rubli. Non sarà un processo facile. Dovremo dimostrare molto attivamente il nostro caso, nonostante tutte le difficoltà”. La Russia ha cercato in buona fede di ripagare i creditori esterni”,- ha detto Luanov – “Tuttavia, la politica deliberata dei paesi occidentali è quella di creare artificialmente un default”. Il debito russo in denominato in valuta estera rappresenta circa il 20% di tutto il debito che complessivamente vale 261 miliardi di dollari. Prima dell’invasione dell’Ucraina le agenzie di rating collocavano Mosca nella categoria “investment grade”, ossia paesi per cui la possibilità di un default è ipotesi molto remota. A decidere su eventuali contenziosi legali sarebbero i fori previsti nei contratti dei singoli bond, più frequentemente New York e Londra, dove potrebbero entrare in gioco elementi non puramente tecnici.
Nel frattempo la banca centrale russa ha allentato le misure volte al controlli dei movimenti valutari introdotte per limitare i cali del rublo. La valuta nazionale russa è tornata su valori precedenti all’invasione e viene in questi giorni scambiata circa 1 a 81 con il dollaro. Nella mattinata il cambio con il dollari è peggiorato per effetto dell’allentamento. Venerdì la banca centrale ha dichiarato che eliminerà una commissione del 12% per l’acquisto di valuta estera tramite intermediari a partire dall’11 aprile e rimuoverà il divieto temporaneo di vendere contanti in valuta estera a privati dal 18 aprile. La decisione di eliminare la commissione del 12% significa che gli speculatori saranno in grado di fare nuovamente trading, ha affermato la società Alor Brokerage a Reuters.