Cronaca

Massoneria, il Grande Oriente d’Italia rivuole Palazzo Giustiniani: “Fu uno scippo, il Consiglio di Stato deve sanarlo”

Oggi il Palazzo ospita gli uffici del Senato della Repubblica ma, interpretando, pare, un vasto sentimento massonico, il gran maestro Stefano Bisi ha rilanciato la pretesa.  Rendendo anche noto che, dopo la bocciatura della richiesta da parte del Tar, il prossimo 13 ottobre di quest'anno deciderà il Consiglio di Stato

Lo dicono da tempo: “Rivogliamo Palazzo Giustiniani“. E ora tornano a insistere. I massoni del Grande Oriente d’Italia non hanno alcuna intenzione di rinunciare alla propria sede storica, richiedendo indietro almeno i 120 metri quadrati rispetto ai “sette piani e 405 vani” della proprietà originaria, acquistata grazie a una sottoscrizione internazionale nel 1911 quando era gran maestro Ettore Ferrari. Oggi quell’area ospita gli uffici del Senato della Repubblica ma, interpretando, pare, un vasto sentimento massonico, il gran maestro Stefano Bisi, in occasione dell’assemblea annuale del Goi tenuta a Rimini lo scorso 8 aprile, ha rilanciato la pretesa. Rendendo anche noto che, dopo la bocciatura della richiesta da parte del Tar, il prossimo 13 ottobre di quest’anno deciderà il Consiglio di Stato. “Speriamo di avere giustizia per Palazzo Giustiniani, il Tar del Lazio non ci ha dato ragione, ma neppure torto. Il 13 ottobre di quest’anno saremo davanti al Consiglio di Stato”, dice il capo del Goi, come spiega l’Adnkronos. “Le carte – sostiene – parlano chiaro, a vantaggio nostro e a Palazzo Giustiniani possiamo tornare. Lo scippo va sanato. E così sarà”.

Per il Goi infatti il palazzo è stato “scippato”: La sede di Palazzo Giustiniani fu scelta dal gran maestro Ernesto Nathan, poi sindaco di Roma, inaugurata il 21 aprile del 1901: all’epoca erano in affitto al costo di 11mila lire annue. Nel 2016 nella attuale e splendida sede romana del Vascello, in pieno Gianicolo, venne presentato un dossier di 200 pagine intitolato “Palazzo Giustiniani, una questione ancora aperta”, che ripercorreva la vicenda sulla base di una raccolta di documenti che parlerebbero chiaro: nel 1926 un decreto del regime fascista sottrasse la sede al Grande Oriente. Caduto il regime, nel 1961 il Goi ottenne una convenzione (rinnovabile) per l’utilizzo per 20 anni di 48 locali all’interno del Palazzo, dietro pagamento di un canone annuo. Ma nel 1981 arrivò lo “sfratto”. Cosa accadde da allora? Secondo quel dossier nel 1991 venne sottoscritto un accordo con il Senato (presidente era Giovanni Spadolini) e il Ministero delle Finanze in base al quale veniva concessa al Grande oriente una porzione di Palazzo più piccola (appunto 120 metri quadri). Bisi vorrebbe l’attuazione di quell’accordo, tocca al Consiglio di Stato decidere.