Impennata per i rendimenti dei titoli di Stato europei, che scontano l’attesa di interventi restrittivi da parte da parte delle banche centrali alla luce dell’inflazione galoppante. Il tasso sui decennali italiani (Btp) ha toccato il 2,43%, ai massimi dal marzo 2020. Ma la risalita dei rendimenti coinvolge tutti i bond europei. Il Bund, equivalente tedesco del Btp, rende lo 0,82%%, in salita di 11 punti base. E’ il più alto da settembre 2015, secondo quanto riporta Bloomberg. Lo spread, vale a dire il differenziale di rendimento tra titoli italiani e tedeschi, rimane quindi sostanzialmente stabile poco sopra i 160 punti.
Nell’ultimo mese i rendimenti dei Btp a dieci anni sono saliti dello 0,52%, rispetto ad un anno fa un decennale paga invece l’1,65% in più. I titoli italiani si confermano i più redditizi dell’area euro preceduti dai soli bond greci (oggi al 2,82%). Un decennale spagnolo paga l’1,7%, uno francese l’1,26%.
I rendimenti dei titoli di Stato, che sono fissi in valore assoluto ma espressi in percentuale rispetto al valore del titolo, salgono quando il prezzo del bond scende. La discesa è dovuta a flussi di vendita sul mercato che superano gli acquisti finché l’equilibrio non viene ristabilito a un valore più basso. I bond vengono venduti per diverse ragioni: la più influente in questa fase sono le attese di interventi restrittivi nella politica monetaria di Federal Reserve e, in minor misura, Banca centrale europea. La contromossa degli istituti centrali in questi casi è quella consiste nell’alzare i tassi. Per adeguarsi a questi nuovi rendimenti i titoli in circolazione riducono il loro valore.