Imballaggi inutili, packaging senza indicazioni di sorta, valanghe di plastica composte in realtà da più materiali impossibili da separare. E mille dubbi: il tappo va con la bottiglia o a parte? Che differenza c’è tra una vaschetta trasparente e una nera ai fini del riciclo? La campagna Carrelli di plastica, condotta da ilfattoquotidiano.it e Greenpeace, ha tra gli obiettivi anche quello di sciogliere ogni dubbio sulle varie fasi che riguardano i rifiuti plastici. A iniziare da quella in cui i consumatori sono i protagonisti: l’acquisto e la differenziata. Vi chiediamo di raccontare le vostre esperienze, ma anche di segnalare i dubbi che avete su come differenziare alcuni prodotti. Flaconi, bottiglie, ma anche le pellicole che proteggono gli alimenti, i tubetti di dentifricio, l’incarto grigio che contiene il caffè sottovuoto e gli oggetti che non sono usa e getta.

Scriveteci, segnalateci le problematiche – Inviateci foto della plastica che continuamente gettate nella vostra raccolta e, soprattutto, segnalateci le difficoltà che incontrate alle prese con la quotidianità e con una gamma sempre più vasta di alternative. Bioplastiche, plastica biodegradabile e compostabile, confezioni di carta (spesso mixata a plastica). I dubbi possono riguardare non solo gli imballaggi, ma anche tutti quegli oggetti di plastica che non sapete dove gettare: utensili da cucina, cancelleria, occhiali, solo per fare qualche esempio. Se ai fini del riciclo occorre raccogliere i rifiuti nel modo corretto, è altrettanto vero che per fare la differenziata nel modo giusto, bisogna avere un’idea chiara di quale sarà la destinazione finale di ciò che si getta nella pattumiera. La domanda è sempre la stessa: verrà davvero riciclato ciò che sto raccogliendo? E se un oggetto di plastica viene trasformato con il riciclo in un giubbotto, quel capo di abbigliamento potrà mai essere riciclato all’infinito? Carrelli di plastica analizzerà tutte le segnalazioni e proverà a dare le risposte (insieme a qualche dato inaspettato) già dai prossimi approfondimenti. E soprattutto utilizzeremo questo “database” di problematiche per rivolgerci direttamente a chi le regole le fa e a chi dovrebbe farle rispettare! Scriveteci su tutti i canali a voi dedicati: la mail sostenitori@ilfattoquotidiano.it, il Forum riservato agli abbonati e ai Sostenitori. E per chi vuole andare oltre la segnalazione e scrivere un proprio testo, c’è il Blog Sostenitori!

Il primo passo verso il riciclo (o il mancato riciclo) – Una cosa è certa: i rifiuti plastici riversati nei mari dall’Europa (secondo produttore mondiale di plastica dopo la Cina) sono principalmente frammenti e articoli monouso come bottiglie, imballaggi e sacchetti. Tutto materiale che arriva dalle attività costiere e da una gestione inefficiente dei rifiuti urbani, compresi quelli delle abitazioni. Una ricerca scientifica diffusa nel 2020 da un gruppo di ricercatori irlandesi e focalizzata sul polietilene (uno dei polimeri più utilizzati al mondo nel settore del packaging) mostra che nella sola Europa il 46% di questo materiale, anche se raccolto in modo differenziato, viene esportato fuori dai confini dei paesi di origine. Un 4%, dopo aver fatto tappa nelle nazioni in via di sviluppo del Sud Est asiatico e dell’Africa, finisce negli oceani. E allora partiamo proprio dal primo contatto con questa plastica, quella che occorre differenziare in modo corretto perché sia riciclabile. Il primo passo, insomma, verso il riciclo (o il mancato riciclo).

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