Ha sempre rivendicato di essere stato stato il primo sponsor del governo di Mario Draghi. Ora però Matteo Renzi attacca l’esecutivo e segnatamente la ministra della Giustizia, Marta Cartabia. Il motivo? La riforma del Consiglio superiore della magistratura e della legge sull’ordinamento giudiziario varata dal Consiglio dei ministri a febbraio, che Italia Viva ha annunciato di non voler votare in Parlamento nonostante il difficile accordo raggiunto sabato tra le forze di maggioranza. “Non voteremo la riforma della giustizia perché non è una riforma. L’azione di Bonafede era dannosa, quella della Cartabia inutile. Meglio così ma ancora non ci siamo”, scrive su Twitter il leader di Italia viva. “Sulla riforma del Csm – spiega poi nella sua ultima E-news – siamo gli unici che non voteranno a favore. Lega e Pd, grillini e Forza Italia hanno trovato un compromesso con la riforma Cartabia. Voglio essere molto chiaro: l’azione di Bonafede era dannosa, quella della Cartabia semplicemente inutile. Dunque, un grande passo in avanti. Ma il vero problema dello strapotere delle correnti e del fatto che chi sbaglia non paga mai, con la riforma Cartabia non si risolve. Le correnti continueranno a fare il bello e il cattivo tempo nel Csm. Peccato, una occasione persa. La riforma arriverà, se arriverà, nella prossima legislatura. Questo è un pannicello caldo, anzi tiepido”. Una bomba lanciata sulla stabilità dell’esecutivo, anche se la ministra di Iv Elena Bonetti garantisce: “Dal mio punto di vista c’è un pieno sostegno al governo, non sarà certamente Italia Viva a farlo cadere”.

Lo strappo di Italia Viva era stato ampiamente preparato dalle dichiarazioni di Cosimo Ferri, il magistrato/deputato delegato da Renzi a rappresentare il partito al tavolo sulla riforma, nonostante sia tuttora sotto procedimento disciplinare per aver mercanteggiato sulle nomine – da parlamentare in carica – con l’ex ras delle correnti Luca Palamara. Il tema del contendere è di fatto uno solo: il sorteggio temperato per l’elezione dei membri togati del Csm, cioè l’estrazione a sorte di un multiplo dei candidati da eleggere, che i renziani vogliono a tutti i costi e invece la Guardasigilli considera incostituzionale. “Se lei è contraria, ce ne faremo una ragione”, aveva detto Ferri a Cartabia in uno dei numerosi incontri tenuti nelle scorse settimane, dichiarandosi indisponibile a ritirare gli emendamenti depositati in Commissione Giustizia, che infatti lunedì i deputati di Iv hanno votato andando contro le indicazioni del governo. Finora si è fatto in tempo ad approvare solo il primo degli emendamenti del governo che costituiscono la riforma (intervenendo sul testo base a firma dell’ex ministro Alfonso Bonafede): ne mancano ancora circa 140 tra proposte del governo, proposte dei partiti su cui c’è il parere favorevole della ministra e proposte di Italia Viva e Lega, i due partiti che non hanno ritirato quelle su cui non c’era l’accordo. Il tempo stringe, perché il disegno di legge è calendarizzato in Aula il 19 aprile e l’obiettivo è approvarlo in tempo utile per le prossime elezioni del Csm, in programma a luglio. Il premier Mario Draghi ha detto pubblicamente di non voler porre la questione di fiducia sul testo, ma più il tempo passa più la scelta appare inevitabile.

“L’accordo è al ribasso, le mediazioni trovate peggiorano il testo, è giusto che Italia Viva porti avanti le proprie proposte in Commissione ed in Aula per far riflettere, in modo costruttivo, la maggioranza”, aveva detto Ferri. Sostenendo che il sistema elettorale su cui si è trovato l’accordo – un maggioritario binominale con correttivo proporzionale e collegi sorteggiati – valorizzi “il peso delle correnti” mettendo invece in difficoltà “chi vuole rimanere fuori dal sistema”. Un punto di vista non condiviso da Enrico Costa, il “falco anti-pm” di Azione che pure con i renziani su questi temi va assai d’accordo: “Le correnti della magistratura si preparano a uno sciopero di massa contro la riforma del Csm che tocca nel vivo il loro potere, la loro influenza, i loro interessi. E cosa fa Italia Viva? Non vota perché non si risolve lo strapotere delle correnti. Mah…”, scrive su Twitter. E anche Carlo Calenda critica la scelta di Renzi: una posizione “sbagliata e anche paradossale”, attacca, “visto che a prenderla è Cosimo Ferri, una persona di qualità, ma non propriamente estranea alle correnti del Csm e al sistema Palamara. Fate le persone serie. Tutta la magistratura sta cercando di affossare la riforma”, dichiara rivolto al leader di Iv.

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