L’immigrazione torna al centro del dibattito politico statunitense. E all’orizzonte, per Joe Biden e i democratici, si profilano nuovi, seri problemi. L’amministrazione Usa ha annunciato che dal 23 maggio verrà sospeso il Title 42, la norma utilizzata da Donald Trump che, in tempi di pandemia, ha bloccato l’arrivo negli Stati Uniti di milioni di migranti. La decisione di Biden ha sollevato le proteste dei repubblicani, ma anche diversi democratici esprimono dubbi. Si avvicinano le elezioni di midterm, il prossimo 8 novembre, e per i democratici del Sud la questione immigrazione è di quelle da maneggiare con estrema attenzione.

Concepito nel 1944, il Title 42 prevede l’espulsione per coloro che arrivano negli Stati Uniti da Paesi in cui sia presente una malattia infettiva. Con l’esplosione dell’emergenza Covid-19, Trump ha usato la norma per chiudere i confini meridionali a migliaia di migranti. Secondo i dati dello US Customs and Border Protection, il Title 42 è stato utilizzato in circa due anni per 1 milione e settecentomila volte. Con l’eccezione di pochi ucraini, di minori non accompagnati e di qualche famiglia, milioni di persone sono state dunque rimandate nei luoghi di provenienza. Senza alcuna udienza preventiva. Senza che la loro richiesta d’asilo venisse presa in considerazione.

Criticata dai democratici quando Trump l’introdusse, la norma è stata mantenuta in vita da Biden per oltre un anno. Alla fine, il presidente ha dovuto cedere. Le ragioni sono diverse. Da un lato, l’emergenza Covid tende a farsi meno drammatica. Vaccini e cure sono sempre più disponibili. Peraltro, l’espulsione immediata dei migranti per ragioni sanitarie ha sempre sollevato dubbi nella stessa comunità scientifica. Lo scorso 1 settembre decine di virologi ed epidemiologi avevano scritto all’amministrazione, chiedendo di farla finita con il Title 42. A loro giudizio, non serviva a bloccare davvero l’epidemia e prendeva inutilmente di mira precisi gruppi etnici e razziali.

Alle proteste della comunità scientifica, si è aggiunta l’ira dei gruppi progressisti e di quelli per i diritti civili, che si aspettavano un deciso cambiamento di rotta sull’immigrazione da parte di Biden, e che invece in questi mesi hanno assistito alla conferma di molte delle misure più contestate di Trump. L’amministrazione Biden non ha soltanto mantenuto in vigore il Title 42. È anche andata in tribunale, lo scorso gennaio, a difendere l’azione di separazione delle famiglie decisa proprio da Trump, arrivando a rifiutare di pagare i risarcimenti alle vittime delle separazioni forzate. Senza contare che la riforma del sistema dell’immigrazione, promessa e sbandierata da Biden in campagna elettorale, non è mai passata al Congresso (in buona parte, per l’opposizione dei repubblicani).

In questa situazione, Biden non poteva più difendere il Title 42. Per dare alla decisione un tono il più possibile neutro e scientifico, la strada scelta è stata quindi quella dell’annuncio da parte dei Centers for Disease Control and Prevention (CDC), l’agenzia federale che si occupa proprio di tutela della salute pubblica. “Dopo aver considerato le condizioni sanitarie generali e la disponibilità di strumenti per combattere il Covide-19… il direttore dei CDC ha determinato che l’Ordine che sospende il diritto di introdurre migranti negli Stati Uniti non è più necessario”, si scrive nel comunicato dell’agenzia. I CDC danno anche mandato agli agenti del Dipartimento alla Sicurezza Nazionale di implementare le politiche di vaccinazione per i migranti che si presentano ai confini degli Stati Uniti.

La scelta di far parlare l’agenzia federale che si occupa di salute era per l’appunto un modo per non affrontare la responsabilità politica della scelta. “Il Title 42 non è una misura contro l’immigrazione, è una misura sanitaria e il Congresso ha dato ai CDC l’autorità di prendere una decisione”, ha scandito la portavoce della Casa Bianca, Jen Psaki. Come a dire, il presidente non c’entra; la scelta è dei tecnici. Il tentativo è però drammaticamente naufragato. Subito dopo l’annuncio che dal 23 maggio il Title 42 non verrà più implementato, sono esplose le polemiche. I repubblicani hanno subito colto l’occasione per accusare l’amministrazione di aprire i confini all’arrivo di migliaia di illegali. È una decisione che “trasforma la crisi umanitaria e di sicurezza nazionale al confine meridionale in una catastrofe”, ha commentato il governatore del Texas, con ambizioni presidenziali, Greg Abbott, che ha anche annunciato di voler riempire alcuni autobus dei migranti che passeranno il confine dopo la fine del Title 42, per farli arrivare davanti alla Casa Bianca. L’immigrazione è del resto uno di quei temi che colpisce la mente e il cuore dei conservatori. L’88 per cento dell’elettorato repubblicano, secondo un sondaggio Morning Consultant/Politico del 6 aprile, è contrario alla cancellazione del Title 42, e i politici repubblicani danno ai propri elettori quello che questi si aspettano: una critica spiegata delle politiche migratorie dell’amministrazione.

Il problema, per Biden, è che l’annuncio della fine del Title 42 spacca anche i democratici. Una parte del partito chiede al presidente di tornare sulla scelta. Cinque senatori democratici – Kyrsten Sinema e Mark Kelly dell’Arizona, Joe Manchin del West Virginia, Raphael Warnock della Georgia e Maggie Hassan del New Hampshire – si sono uniti ai repubblicani nel chiedere che la norma resti in vigore per 60 giorni dopo la fine formale dell’emergenza. E due deputati democratici del Texas hanno chiesto esplicitamente a Biden di mantenere il blocco Covid per i migranti. Sono del resto proprio i democratici dei distretti del Sud, quelli più contesi dai repubblicani, a essere preoccupati. Il timore è che il voto moderato in queste zone non gradisca la mossa di Biden e punisca i suoi candidati al prossimo midterm. Un’occhiata al sondaggio di Mornig Consultant/Politico alimenta ulteriormente le paure. Il 56 per cento degli intervistati afferma infatti di volere che il Title 42 resti in vigore.

L’amministrazione ha cercato di parare le critiche riaffermando che il ritorno alle procedure normali di valutazione delle richieste d’asilo non significa dare il via libera agli illegali. “Fatemi essere chiaro – ha spiegato Alejandro Mayorkas, segretario alla sicurezza nazionale -. Quelli che non saranno in grado di fornire le basi legali per rimanere negli Stati Uniti, verranno espulsi”. Ma la frase, al momento, serve a poco. Il tema immigrazione è di quelli che suscitano paure, risentimento, polemiche, e i tentativi di riportare la calma appaiono destinati a fallire, soprattutto in campagna elettorale. Del resto, come già su altre questioni, l’amministrazione Biden appare in ritardo, schiacciata tra centristi e progressisti, incapace di elaborare una propria posizione di sintesi. Sullo sfondo, si staglia il rapporto preparato proprio dal Dipartimento alla Sicurezza Nazionale a fine marzo. Secondo i modelli utilizzati dal Dipartimento, circa 18mila migranti al giorno potrebbero presentarsi al confine meridionale dopo la fine del Title 42. Sono, per l’appunto, solo previsioni. L’amministrazione sta già approntando ulteriori strutture di accoglienza e di valutazione delle richieste di asilo. Certo è che andare alle elezioni con migliaia di persone ferme alla frontiera non è quello che Biden e i democratici potevano davvero augurarsi.

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