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Regeni, Palazzotto: “L’Egitto è responsabile, la mancata collaborazione conferma il fallimento della strategia dei governi italiani”

“La mancata collaborazione dell’Egitto, dopo l’ennesimo stop al processo Regeni, è la dimostrazione delle responsabilità del regime di Al Sisi sul rapimento, la tortura e l’omicidio di Giulio, così come sui depistaggi nelle indagini e sulla copertura dei responsabili. Ma è anche la conferma del fallimento della strategia portata avanti dai governi italiani per ottenere verità e giustizia” sul caso. A rivendicarlo è Erasmo Palazzotto, già presidente della commissione parlamentare d’inchiesta sulla morte di Giulio Regeni e deputato del gruppo Pd alla Camera, a margine della conferenza “Egitto: impunità di Stato”, organizzato a Roma, con la partecipazione di Amnesty International Italia, Committee for Justice (CfJ), EgyptWide for Human Rights e ARCI, per discutere sulla condizione dei diritti umani al Cairo e sulle responsabilità della polizia e degli apparati di sicurezza. “Ora serve un cambio di passo, il governo deve assumersi la responsabilità del fallimento della strategia per ora portata avanti. Perché in gioco c’è la credibilità internazionale e la dignità del nostro Paese”, ha continuato Palazzotto.
L’esponente dem ha ricordato come nella relazione conclusiva della commissione Regeni fossero state indicate alcune possibili strade da seguire, di fronte alla mancata collaborazione del Cairo, dall’ “avvio dell’internazionalizzazione del caso, con la chiamata in corresponsabilità delle istituzioni europee, in quanto Regeni era un cittadino europeo, così come delle autorità del Regno Unito, in quanto studente britannico”. Eppure, nemmeno la relazione è stata ancora discussa in Parlamento: “Aspettiamo che questo avvenga, in modo tale che le raccomandazioni da noi fatte all’esecutivo si possano tradurre in atti di indirizzo che indichino al governo la strada. La strada per ora seguita, con ulteriori tentativi diplomatici attraverso il ministero della Giustizia, non hanno dato esito, sono falliti. Per questo, prima del 10 ottobre, data della nuova udienza di fronte al gup di Roma, serve un cambio di passo per costringere l’Egitto a collaborare. Se questo non dovesse accadere, sarebbe un obbligo morale, etico e politico di rivedere i rapporti bilaterali tra i nostri Paesi”, ha concluso Palazzotto.