In serata, incassato il niet di centrodestra e la contrarietà di Italia viva a votare la riforma, il sottosegretario alla giustizia Francesco Paolo Sisto ha fatto un passo indietro: “Non ci sarà alcuna norma". Fatto sta che in mattinata gli uffici legislativi del ministero della Giustizia stavano scrivendo una norma per portare l’età pensionabile dei giudici da 70 a 72 anni. Cancellando, dunque, la riforma del governo Renzi del 2014 che portava l’età da 75 a 70 anni
Il blitz è stato tentato ma senza successo. Eppure la proposta di aumentare l’età pensionabile dei giudici da 70 a 72 anni per un pomeriggio ha fatto traballare la maggioranza in commissione Giustizia alla Camera. Poi, in serata, dopo il “no” del centrodestra e l’opposizione di Matteo Renzi che ha annunciato di non voler votare la riforma del Csm, è il sottosegretario alla giustizia Francesco Paolo Sisto a fare un passo indietro: “Non ci sarà una norma che alza l’età pensionabile dei magistrati tra gli emendamenti alla riforma dell’ordinamento giudiziario” ha detto l’esponente di Forza Italia, aprendo la sessione notturna dei lavori.
Era stato proprio lui, di buon mattino, a informare i capigruppo di maggioranza dell’emendamento in arrivo: gli uffici legislativi del ministero della Giustizia stavano scrivendo una norma per alzare l’età pensionabile dei giudici da 70 a 72 anni. Cancellando, dunque, la riforma del governo Renzi del 2014 che portava l’età da 75 a 70 anni. Un emendamento inaspettato visto che non se n’era mai discusso nell’ambito della riforma del Csm e che, anche per questo, non è passato inosservato. Nella maggioranza infatti in diversi hanno storto subito la bocca perché la norma avrebbe potuto favorire il Procuratore Generale della Cassazione Giovanni Salvi e il primo presidente Pietro Curzio che andranno presto in pensione. Salvi infatti compie 70 anni a luglio mentre Curzio tra un anno, nel marzo 2023.
Da qui, le proteste dentro la maggioranza. I sondaggi di Sisto hanno ricevuto solo “no” nel centrodestra (Lega e Forza Italia su tutti) più i renziani, mentre Pd e M5S si sono mostrati disponibili a votare la norma. Sarebbe stato uno smacco soprattutto per Renzi che quindi ha deciso di alzare i toni dello scontro all’ora di pranzo, dopo aver informato Palazzo Chigi: “È una riforma inutile, non risolve il problema dello strapotere delle correnti e del fatto che chi sbaglia non paga mai – ha scritto il leader di Italia Viva nella sua enews – non la votiamo”. Se il testo dovesse rimanere così, Italia Viva voterà i propri emendamenti in commissione e si asterrà nel voto finale. Se ci fosse stato l’aumento dell’età pensionabile, invece, il partito di Renzi avrebbe votato contro. Anche il centrodestra si è opposto alla proposta. Roberto Turri (Lega), Pierantonio Zanettin (Forza Italia) ma anche Enrico Costa (Azione) non hanno dato a Sisto la propria disponibilità a votare un emendamento di quel genere. E così alla fine, il ministero ha desistito. Potrebbe aver pesato anche la pressione di Lega e Forza Italia che domani saranno ricevuti da Mario Draghi a Palazzo Chigi per trovare un accordo sulla riforma fiscale: una rottura sulla giustizia avrebbe avuto ripercussioni anche sul fisco.
Dopo il 2014, non è la prima volta che le forze politiche tentano di alzare nuovamente l’età pensionabile dei magistrati. Negli ultimi anni ci hanno provato tutti i partiti – M5S, Pd e Fratelli d’Italia – ma sempre senza successo. Oggi il nuovo tentativo che ha complicato un percorso, quello della riforma del Csm, già molto accidentato. La commissione giustizia lavora giorno e notte per arrivare in aula alla Camera il 19 ma le divisioni nei partiti della maggioranza e l’ostruzionismo dei renziani stanno complicando tutto.