Il gup di Milano Lorenza Pasquinelli ha prosciolto da tutte le imputazioni “perché il fatto non sussiste” l’ex amministratore delegato di Saipem Stefano Cao, l’ex direttore finanziario Alberto Chiarini, che erano accusati di false comunicazioni sociali, aggiotaggio e falso in prospetto, per un caso di “profit warning” tra il 2015 e il 2016, e la stessa società, che era indagata in base alla legge sulla responsabilità amministrativa degli enti. Anche lo scorso settembre il processo relativo alle false comunicazioni al mercato prima del profit warning del 2013 si era concluso con una assoluzione non impugnata dalla Procura e quindi diventata definitiva. “Siamo molto soddisfatti, è una sentenza giusta che ha riconosciuto l’insussistenza totale dei reati” dicono i legali Enrico Giarda, Massimiliano Foschini e Fabio Cagnola. Prosciolta anche la società indagata per la legge 231 sulla responsabilità amministrativa degli enti.
Il giudice, cancellando di fatto le accuse, ha emesso sentenza “di non luogo a procedere” per tutte le imputazioni “perché il fatto non sussiste”, ritenendo che non ci fosse nemmeno bisogno di un processo (motivazioni tra 90 giorni).La Procura nella richiesta di rinvio a giudizio, ribadita in udienza a fine febbraio dai pm Paolo Filippini e Cristian Barilli, aveva contestato presunte false comunicazioni sociali, relativamente al bilancio al 31 dicembre 2015, a Cao e Chiarini, e alla semestrale del 30 giugno 2016 solo per l’ex amministratore delegato. Poi, una imputazione di manipolazione del mercato sempre per Cao, dal 27 ottobre 2015 al 27 luglio 2016, e per l’ex dirigente “preposto alla redazione dei documenti contabili e societari” dal 27 ottobre 2015 fino al 7 giugno 2016. Infine, un presunto “falso in prospetto” per entrambi gli imputati con riferimento “alla documentazione di offerta dell’aumento di capitale” dal 22 gennaio al 5 febbraio 2016. Oggi le accuse sono state spazzate via dalla sentenza del gup.