La meditazione scritta da una famiglia di profughi: "Avremmo voluto vivere nella nostra terra, ma la guerra ce lo ha impedito. È difficile per una famiglia dover scegliere tra i suoi sogni e la libertà. Tra i desideri e la sopravvivenza"
Un ulteriore segno per la pace in Ucraina nella via crucis di Papa Francesco. Venerdì santo, il 15 aprile, dopo due anni di assenza a causa delle limitazioni imposte dalla pandemia, Bergoglio tornerà a presiedere la via crucis al Colosseo. Per portare la croce della tredicesima stazione, quella in cui si ricorda la morte di Gesù, sono state chiamate una famiglia ucraina insieme a una russa. Frena però l’ambasciata ucraina presso la Santa sede: “L’Ambasciata – twitta l’ambasciatore Andrii Yurash – capisce e condivide la preoccupazione generale in Ucraina e in molte altre comunità sull’idea di mettere insieme le donne ucraine e russe. Ora stiamo lavorando sulla questione cercando di spiegare le difficoltà della sua realizzazione e le possibili conseguenze”.
Il Papa ha affidato le meditazioni ad alcune famiglie legate a comunità e associazioni cattoliche di volontariato e assistenza. Una scelta per celebrare i cinque anni dall’esortazione apostolica Amoris laetitia. Nella salita al Calvario di Gesù rivivranno i drammi quotidiani di famiglie in missione, numerose, con un figlio disabile che gestiscono case famiglia, con un genitore malato, senza un genitore, con un figlio consacrato o che hanno perso un figlio. Ma anche i problemi che si trovano ad affrontare coppie di giovani sposi, sposi anziani senza figli, coppie di nonni, famiglie adottive, migranti o che fuggono dalla guerra.
“Ormai – si legge nella meditazione scritta da una famiglia di profughi – siamo qui. Siamo morti al nostro passato. Avremmo voluto vivere nella nostra terra, ma la guerra ce lo ha impedito. È difficile per una famiglia dover scegliere tra i suoi sogni e la libertà. Tra i desideri e la sopravvivenza. Siamo qui dopo viaggi in cui abbiamo visto morire donne e bambini, amici, fratelli e sorelle. Siamo qui, sopravvissuti. Percepiti come un peso. Noi che a casa nostra eravamo importanti, qui siamo numeri, categorie, semplificazioni. Eppure siamo molto di più che immigrati. Siamo persone. Siamo venuti qui per i nostri figli. Moriamo ogni giorno per loro, perché qui possano provare a vivere una vita normale, senza le bombe, senza il sangue, senza le persecuzioni. Siamo cattolici, ma anche questo a volte sembra passare in secondo piano rispetto al fatto che siamo migranti. Se non ci rassegniamo è perché sappiamo che la grande pietra sulla porta del sepolcro un giorno verrà rotolata via”.
Nella riflessione scritta da una famiglia ucraina insieme a una russa si legge: “La morte intorno. La vita che sembra perdere di valore. Tutto cambia in pochi secondi. L’esistenza, le giornate, la spensieratezza della neve d’inverno, l’andare a prendere i bambini a scuola, il lavoro, gli abbracci, le amicizie… tutto. Tutto perde improvvisamente valore. ‘Dove sei Signore? Dove ti sei nascosto? Vogliamo la nostra vita di prima. Perché tutto questo? Quale colpa abbiamo commesso? Perché ci hai abbandonato? Perché hai abbandonato i nostri popoli? Perché hai spaccato in questo modo le nostre famiglie? Perché non abbiamo più la voglia di sognare e di vivere? Perché le nostre terre sono diventate tenebrose come il Golgota?’. Le lacrime sono finite. La rabbia ha lasciato il passo alla rassegnazione. Sappiamo che tu ci ami, Signore, ma non lo sentiamo questo amore e questa cosa ci fa impazzire. Ci svegliamo al mattino e per qualche secondo siamo felici, ma poi ci ricordiamo subito quanto sarà difficile riconciliarci. Signore dove sei? Parla nel silenzio della morte e della divisione ed insegnaci a fare pace, ad essere fratelli e sorelle, a ricostruire ciò che le bombe avrebbero voluto annientare”.
I riti della settimana santa, aperti dal Papa con la domenica delle palme nella quale ha chiesto una tregua pasquale in Ucraina, proseguiranno giovedì santo al mattino con la messa crismale nella Basilica Vaticana e poi nel pomeriggio con la messa in Coena Domini. Venerdì santo, prima della via crucis al Colosseo, Francesco sarà nella Basilica di San Pietro per la celebrazione della passione del Signore. Sabato santo il Papa presiederà la veglia pasquale sempre nella Basilica Vaticana, mentre la domenica di Pasqua celebrerà la messa sul sagrato di piazza San Pietro e poi impartirà la benedizione Urbi et Orbi dalla loggia centrale della Basilica.
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