Fino a poco tempo fa era uno dei più stretti consiglieri personali di Vladimir Putin. Di più, il suo ideologo, il regista della sua ascesa e della costruzione del suo sistema di potere, tanto da essere soprannominato il ‘Rasputin del Cremlino‘. Oggi Vladislav Surkov “è finito agli arresti domiciliari”: la notizia, per il momento non confermata da altre fonti, arriva dall’ex deputato russo Ilya Ponomarev, che spiega come Surkov sarebbe stato accusato di aver rubato i fondi stanziati dopo il 2014 per rafforzare il controllo russo del Donbass. Già da un anno Surkov non ha più un incarico ufficiale, ma a fine febbraio, proprio in concomitanza con l’invasione russa dell’Ucraina, si erano fatte insistente le voci di uno suo definitivamente allontanamento da parte di Putin. Nonostante Surkov sia stato, tra le tante cose, anche il consigliere del presidente russo proprio sulle questioni riguardanti Kiev.
Le voci dell’arresto confermano come la cerchia dei fedelissimi di Putin, dall’inizio della guerra, si stia man mano restringendo sempre di più. A metà marzo era arrivata la notizia di un altro arresto di peso, quello del vice comandante della Guardia nazionale in Russia (Rosgvardia), il generale Roman Gavrilov. Solo una settimana prima, la stesso sorto era toccato al generale Sergei Beseda e al suo vice, Anatoly Bolukh. I due erano a capo del dipartimento dell’Fsb per l’intelligence estera, quello che si è occupato di raccogliere informazioni per preparare l’invasione.
La figura del 57enne Surkov, però, ha tutto un altro peso e spessore nelle dinamiche del Cremlino. Proprio perché è stato al fianco di Putin fin dall’inizio, diventando una figura chiave nella sua amministrazione. Dopo la caduta di Boris Yelstin, fu l’architetto del nuovo sistema su cui si regge ancora oggi il potere di Putin: contribuì a ridurre l’influenza degli oligarchi e a costruire una “democrazia autoritaria” , svuotando il parlamento e l’opposizione del loro ruolo. Dal 2013 in poi, invece, Surkov si occupò principalmente di politica estera, diventando ufficialmente consigliere di Putin, anche per la questione ucraina. Fu quindi uno degli attori dell’annessione della Crimea e della guerra in Donbass, sostenendo anche l’idea di un conflitto costante che destabilizzasse Kiev.