I dati sui redditi dichiarati nell'anno del lockdown confermano che il Paese è spaccato tra Nord e Sud - in Lombardia la media supera i 25mila euro mentre in Calabria si ferma a 15.600 - e come al solito i contribuenti Irpef che dichiarano redditi elevati sono una esigua minoranza: oltre quota 200mila euro solo lo 0,3%. Sul fronte opposto, il 27% si colloca nella fascia sotto i 15mila euro. Il valore medio nazionale è di 21.570 euro, in calo dell’1,1% rispetto al 2019
Nell’anno del lockdown i lavoratori autonomi hanno dichiarato in media 52.980 euro, in calo rispetto ai 57.970 del 2019 ma comunque più del doppio rispetto ai 20.720 dei lavoratori dipendenti. I titolari di ditte individuali hanno visto diminuire gli introiti da oltre 22mila a meno di 20mila euro, mentre il reddito dei pensionati è rimasto poco sopra i 18mila. I dati sulle dichiarazioni Irpef e Iva per l’anno di imposta 2020, diffusi dal ministero dell’Economia, confermano che il Paese è spaccato tra Nord e Sud – in Lombardia la media supera i 25mila euro mentre in Calabria si ferma a 15.600 – e come al solito i contribuenti Irpef che dichiarano redditi elevati sono una esigua minoranza. Tra evasione pervasiva e stipendi bassissimi, agli occhi del fisco solo il 4% dei 41,2 milioni di italiani che hanno assolto l’obbligo dichiarativo supera i 70mila euro e oltre quota 200mila euro si trova solo lo 0,3%. Sul fronte opposto, il 27% si colloca nella fascia sotto i 15mila euro. Il valore medio nazionale è di 21.570 euro, in calo dell’1,1% rispetto al 2019. Un calo assai contenuto se si pensa che nel 2020 il pil è crollato del 9% circa.
Il reddito complessivo totale dichiarato per il 2020 ammonta a oltre 865,1 miliardi di euro, -19,4 miliardi rispetto all’anno precedente. Tutti i principali redditi medi hanno accusato flessioni più o meno marcate (-11% per i redditi d’impresa, -8,6% da lavoro autonomo), ma i dipendenti grazie agli ammortizzatori sono stati relativamente “risparmiati” e hanno limitato le perdite a un -1,6% e il reddito medio da pensione è lievemente aumentato. I redditi da lavoro dipendente e da pensione rappresentano circa l’84% del reddito complessivo dichiarato. Per effetto di quota 100 sono aumentati i contribuenti pensionati: oltre 58.000 soggetti in più. In calo invece il numero di lavoratori dipendenti (circa 287.000 in meno) per effetto di una flessione dei lavoratori a tempo indeterminato dello 0,4% e di una diminuzione del 3,8% di quelli a tempo determinato, i primi ad essere lasciati a casa quando il Covid ha colpito.
Nel luglio 2020, ricorda il comunicato del Mef, il bonus Irpef di 80 euro mensili introdotto nel 2014 per i dipendenti con reddito complessivo fino a 28.000 euro è stato sostituito dal trattamento integrativo che prevede un credito di 600 euro (100 euro mensili per il periodo 1° luglio – 31 dicembre 2020). Inoltre è stata introdotta un’ulteriore detrazione, per i soggetti con reddito compreso tra 28.001 e 40.000 euro, di importo pari a 600 euro (80 euro mensili) che decresce fino ad azzerarsi per i soggetti con reddito complessivo pari a 40.000 euro. Dalle dichiarazioni per l’anno d’imposta 2020 risultano 12,8 milioni di soggetti con bonus spettante o trattamento integrativo per un ammontare di 11,9 miliardi di euro (+19,7% rispetto al 2019).
Per gli oneri detraibili al 19%, (pari a circa 27,2 miliardi) a partire dal 2020 la detrazione spetta a condizione che l’onere sia sostenuto con versamento bancario o postale ovvero mediante altri sistemi di pagamento tracciabili, ad esclusione di alcune tipologie di spese sanitarie. Inoltre per alcune tipologie di spese (di istruzione, universitarie, funebri, erogazioni liberali ad associazioni sportive dilettantistiche, Onlus, enti dello spettacolo, spese veterinarie, premi assicurativi) la detrazione viene commisurata al reddito complessivo: spetta in misura piena per i soggetti con reddito complessivo fino a 120.000 euro e decresce fino ad azzerarsi al raggiungimento del reddito complessivo di 240.000. Queste modifiche spiegano il calo del 14,8% dell’importo totale di tali oneri, che ammontano complessivamente a 27,2 miliardi di euro.
Nell’ambito delle spese per il recupero edilizio e per il risparmio energetico sono state introdotte sia le spese per il bonus facciate detraibili al 90% (che ammontano a 1,1 miliardi di euro di spesa) che le spese per il superbonus energetico al 110%, effettivamente operativo solo negli ultimi mesi del 2022, per un ammontare di circa 132 milioni di euro di spesa.
L’imposta netta Irpef totale dichiarata è pari a 159,3 miliardi di euro, -3,5% rispetto all’anno precedente. Al netto degli effetti del bonus Irpef, l’imposta netta risulta pari in media a 5.250 euro e viene dichiarata da circa 30,3 milioni di soggetti, pari a circa il 74% del totale dei contribuenti. Circa 10,4 milioni di soggetti hanno un’imposta netta pari a zero. Si tratta prevalentemente di contribuenti con livelli di reddito compresi nelle soglie di esenzione o di coloro la cui imposta lorda si azzera per effetto delle detrazioni. Inoltre, considerando i soggetti la cui imposta netta è interamente compensata dal bonus Irpef e trattamento integrativo, i soggetti che di fatto non versano l’Irpef salgono a circa 12,8 milioni.
L’effetto Covid è stato più forte sulle dichiarazioni Iva, presentate da 4,2 milioni di contribuenti. Il volume d’affari dichiarato nell’anno d’imposta 2020 è stato pari a 3.195 miliardi di euro, il calo del 10,2%. La divisione di attività che comprende le agenzie di viaggio, le attività di organizzazione e gestione di gite turistiche, i tour operator e le attività delle guide turistiche ha subito una riduzione di oltre il 73% del volume di affari. In quella che include il trasporto aereo o spaziale di passeggeri o di merci la contrazione è stata del 61%, mentre la fornitura di alloggi per brevi periodi a visitatori e viaggiatori evidenzia una riduzione di oltre il 50%. Sul fronte opposto si registra un incremento per la divisione che include i servizi postali e le attività di corriere come il ritiro, il trasporto e la consegna di pacchi (+40%), in seguito al boom dell’e commerce. L’incremento di oltre il 45% dichiarato nella divisione che comprende le attività degli studi di architettura e di ingegneria appare invece legato ai nuovi incentivi come superbonus e bonus facciate.