Come ogni primavera ripartono gli allarmi di ristoratori e albergatori che lamentano di non trovare collaboratori. Il titolare del Turismo intervistato dal Corriere del Veneto ci mette il cappello e parla di "pasticcio". Gli sfugge che quasi metà dei percettori del rdc ha già un lavoretto, pagato così poco da lasciarli sotto la soglia di povertà. E che le assunzioni stagionali nel 2021 hanno toccato un numero record, 920mila. Da Veneto Lavoro confermano: "Qui i beneficiari sono pochi e non è certo il reddito a fare la differenza. A pesare semmai sono qualità delle proposte e salari. L'industria offre alternative migliori"
Puntuali come l’equinozio di primavera – e impermeabili a dati che raccontano l’esatto contrario – sono arrivati anche quest’anno gli strali di ristoratori e albergatori che lamentano di non trovare collaboratori “per colpa del reddito di cittadinanza“. Pescando qui e là: “Camerieri introvabili a Pesaro, dicono no a 1700 euro: ‘Hanno il reddito di cittadinanza’” (Resto del Carlino); “Lavoro, ristoranti e bar in crisi: non si trova personale. ‘Colpa del reddito di cittadinanza’” (Corriere di Siena); “Mancano stagionali nel Salento, l’allarme degli imprenditori” (Gazzetta del Mezzogiorno). Mercoledì ci ha messo il cappello anche il ministro leghista del Turismo Massimo Garavaglia: intervistato dal Corriere del Veneto in occasione del Vinitaly ha detto che “purtroppo il mercato del lavoro è viziato dal reddito di cittadinanza. (…) Mi raccontavano alcuni chef che non è un problema solo dei cittadini italiani, ma anche dei lavoratori stranieri (…). Anche loro vanno solo tre giorni a settimana, con il lavoro a chiamata, e rinunciano al contratto stagionale per non perdere il reddito. In verità, abbiamo fatto un gran pasticcio“. Titolo: “Il reddito affossa il turismo“.
Numeri e fatti però smentiscono su tutta la linea i “racconti” dati per buoni dal ministro. Il primo punto che gli sfugge è che quasi metà dei percettori del reddito ha già un lavoretto, pagato talmente poco da lasciarli ben sotto la soglia di povertà. In quei casi il sussidio distribuito dall’Inps – cifra media 580 euro al mese, non proprio una fortuna – non fa che rimediare, in parte, ai guasti di un mercato in cui circa un quarto dei lavoratori dipendenti ricade nella categoria dei working poor. Circa un terzo dei percettori tenuti a sottoscrivere il Patto per il lavoro, poi, ha sottoscritto un contratto dopo aver ottenuto il rdc.
Ma torniamo all’assunto di partenza, cioè che da quando esiste la card gialla “nessuno vuole più fare la stagione“. Visto che l’anno scorso gli allarmi erano identici, vale ricordare che per tutta l’estate l’Osservatorio sul precariato dell’Inps ha rilevato continui aumenti delle attivazioni di contratti stagionali, a livelli mai registrati negli anni precedenti la pandemia (e l’introduzione del reddito). Nell’intero 2021 le assunzioni stagionali sono state 920mila, oltre il 40% in più rispetto rispetto alle 656mila del 2020 segnato dal Covid ma 188mila in più anche rispetto al 2019 e 260mila in più rispetto al 2018, quando il reddito di cittadinanza non esisteva. Insomma: il lavoro stagionale gode di ottima salute, nonostante le condizioni di lavoro spesso oltre i limiti dello sfruttamento offerte da molti imprenditori del turismo, come raccontato a più riprese da Ilfattoquotidiano.it anche attraverso una videoinchiesta a puntate e le testimonianze dei lettori su paghe misere, turni infiniti, straordinari non pagati.
Questo a livello nazionale. Forse è andata diversamente in Veneto, per il cui settore turistico Garavaglia è così preoccupato? La risposta è no e arriva direttamente da Veneto Lavoro, ente strumentale della Regione guidata dal leghista Luca Zaia. L’ultimo report sui contratti a termine mostra che nel 2021 sono stati assunti oltre 130mila stagionali, contro i 129mila del 2018. Quanto al presunto impatto del reddito, per capire quanto sia inconsistente l’argomentazione basti dire che, a fronte di 4,9 milioni di abitanti, la Regione secondo l’Inps ha contato lo scorso anno solo poco più di 40mila nuclei percettori di rdc. “Non è certo il reddito a fare la differenza”, conferma Maurizio Rasera dell’Osservatorio sul mercato del lavoro regionale di Veneto Lavoro. “In Veneto raggiunge una platea ristretta e difficilmente occupabile. A pesare semmai sono la qualità delle proposte di lavoro e i salari. Oltre al fatto che probabilmente, visto che prima della guerra in Ucraina qui c’era una forte domanda di lavoratori anche nel manifatturiero, molti hanno preferito collocarsi in quel settore piuttosto che in quello turistico in cui i contratti tendono ad essere di breve durata”. Altro che mercato “affossato”.