Arriva la risposta di Berlino al governo ucraino, che martedì ha dichiarato il presidente federale tedesco Frank-Walter Steinmeier “persona non voluta a Kiev”: il portavoce del governo tedesco ha risposto che Steinmeier, da poco rieletto a grande maggioranza al Bundestag, “rappresenta la repubblica federale di Germania”. E poi sono arrivate le parole del cancelliere Olaf Scholz, che in un’intervista a RBB ha definito “irritante” il no di Kiev. Una replica rivolta soprattutto al presidente Volodymyr Zelensky, che segna una prima frizione tra Kiev e Berlino. Proprio nel giorno in cui si incrinano anche i rapporti con l’Eliseo: il ministero degli Affari Esteri dell’Ucraina si è detto deluso dal fatto che il presidente francese Emmanuel Macron non abbia usato la parola “genocidio”. Quel termine è stato usato dal presidente Usa Joe Biden, che invece ha ricevuto subito il plauso di Zelensky: “Parole vere di un vero leader”.
Berlino ha ribadito tutto il sostegno di Steinmeier e del cancelliere Scholz all’Ucraina: “Siamo chiaramente e completamente dalla parte dell’Ucraina e la sosteniamo nella sua difesa. Il presidente Steinmeier ha già chiarito che gli dispiace di non poter andare in Ucraina e dispiace anche a me”, ha dichiarato a ministra degli Esteri tedesca Annalena Baerbock. “Abbiamo parlato insieme di questo viaggio e mi sembrava un’idea sensata”. Dalla cancelleria però filtra un certo gelo. Il portavoce di Zelensky, Oleksiy Arestovych, ha parlato alla Zdf e ha precisato che da parte del presidente non c’era nessuna volontà di “offendere” Berlino e che Kiev sarebbe pronta ad accogliere il cancelliere Scholz perché “può prendere decisioni pratiche incluso l’invio di armi“. Lo stesso Scholz però ha fatto sapere che, al momento, non è in programma un suo viaggio a Kiev.
Sul punto è intervenuto anche il segretario del Pd, Enrico Letta: “Un Presidente della Repubblica di un paese dell’Unione europea non può essere considerato persona non grata da un paese candidato ad entrare nell’Unione europea”, ha scritto in un tweet. I motivi del gran rifiuto della visita di Steinmeier riguardano le sue posizioni passate: è stato un grande sostenitore del Nord Stream 2, il progetto per raddoppiare il gasdotto che collega San Pietroburgo e la Germania, nel mar Baltico. Il presidente federale tedesco era poi uno stretto collaboratore dell’ex cancelliere Spd Gerhard Schröder, che oggi è una personalità molto vicina a Vladimir Putin. Inoltre, è stato ministro degli Esteri del governo Merkel, stringendo buoni rapporti con l’omologo russo Lavrov. Proprio una settimana fa, però, lo stesso Steinmeier ha chiesto pubblicamente scusa per queste sue posizioni.
Mentre i rapporti tra Berlino e Kiev diventano meno solidi, qualche screzio coinvolge anche Parigi. Il presidente francese Emmanuel Macron oggi non ha seguito Biden nell’accusare Putin di genocidio: “Voglio cercare il più possibile di continuare a essere in grado di fermare questa guerra e ricostruire la pace, quindi non sono sicuro che l’escalation di parole servirà alla causa”, ha spiegato. La sua mossa però non è stata gradita a Kiev: “La riluttanza del presidente francese a riconoscere il genocidio degli ucraini dopo tutte le dichiarazioni esplicite della leadership russa e le azioni criminali dell’esercito russo è deludente“, ha detto Oleg Nikolenko, portavoce del ministero degli Affari Esteri dell’Ucraina.