Secondo l'istituto Diw l'industria tedesca dovrebbe, nel breve periodo, risparmiare (si potrebbe fare a meno di una quota fra il 19 e il 26% con un programma adeguato) e diversificare puntando ad esempio sulle importazioni di Gnl da paesi amici e vicini come Norvegia e Paesi Bassi. Nel medio periodo bisognerebbe potenziare le rinnovabili, la linea del governo di Olaf Scholz e del verde Robert Habeck. Il report suggerisce anche di riempire le riserve strategiche all’80-90% della capacità prima dell’inverno
La Germania può rinunciare al gas russo già entro l’inverno di quest’anno e dovrebbe farlo. E’ la posizione degli economisti dell’Istituto tedesco per la ricerca economica Diw, secondo cui il Paese europeo più dipendente da Mosca potrebbe arrivarci grazie a un approccio di diversificazione delle forniture, aumento dello stoccaggio e dell’efficienza dei gasdotti, diminuzione del consumo industriale e domestico. La numero uno del dipartimento energia Claudia Kemfert ha presentato durante un incontro con la stampa estera a Berlino uno studio che dimostra come l’embargo che il governo non ritiene fattibile a breve sia una possibilità, anche se il Paese perderebbe diversi punti di Pil.
La ricetta non è particolarmente originale. Per compensare il gas russo, l’industria tedesca dovrebbe, nel breve periodo, risparmiare (si potrebbe fare a meno di una quota fra il 19 e il 26% con un programma adeguato) e diversificare puntando ad esempio sulle importazioni di Gnl da paesi amici e vicini come Norvegia e Paesi Bassi. Nel medio periodo invece la salvezza di Berlino passerebbe per il potenziamento delle rinnovabili, la linea del governo di Olaf Scholz e del verde Robert Habeck. Il report suggerisce anche di riempire le riserve strategiche all’80-90% della capacità prima dell’inverno. Inoltre un uso più efficiente della rete di gasdotti europei e dei collegamenti con il sud dell’Ue potrebbe far aumentare l’import di gas da nazioni nordafricane come l’Algeria e la Libia.
“Nel nostro studio abbiamo dimostrato che l’embargo può funzionare”, ha incalzato Kempert. “Presupposto necessario è chiaramente il risparmio energetico, e questo si può fare solo insieme all’industria”. È chiaro che la crescita ne risentirebbe: si rischia un calo dal 3 al 6% del Pil tedesco. “Ma oggi con questa Russia non si possono fare più affari”, ha incalzato Kemfert, che non risparmia critiche all’industria, in grado di condizionare il governo al punto da “isolare” la Germania a livello internazionale. Citando gruppi come Thyssenkrupp e Basf, da settimane in allarme di fronte allo scenario di un’approvazione delle sanzioni più drastiche contro Mosca, la studiosa ha detto che queste rappresentino “una parte del problema”. “Parte dell’industria tedesca si è comportata in modo irresponsabile – la sentenza -. Per anni, come esperti del settore, abbiamo chiesto alle imprese di inserire i rischi geopolitici nei loro modelli, ma non lo hanno fatto”.
Secondo Kemfert l’Italia, che pure dipende da Mosca per il 40% del suo import di gas, “si è preparata meglio, è più flessibile, ed è in una situazione più confortevole della Germania nell’approvvigionamento del gas. Il paese ha ad esempio più possibilità di approvvigionarsi dall’Algeria e dal Nordafrica. L’Italia è inoltre importante anche per il trasporto del gas per l’Europa del Sudest. E bisogna usare a questo scopo tutte le strade e le possibilità dei gasdotti”. La studiosa del DIW ha infine espresso apprezzamento per “le parole chiare di Mario Draghi”. “Trovo giusto che dica che dovremmo rinunciare al gas russo”, ha concluso, citando la domanda del premier: “preferite la pace o il condizionatore?”. “È giusto che si faccia appello alla gente e al risparmio energetico”.