“Regione Lombardia ha operato attivamente, instancabilmente e con ogni mezzo a propria disposizione per contrastare il deflagrare di un evento sconosciuto e inatteso”. È in sintesi questa la versione sulla gestione della prima ondata pandemica validata dal voto al Pirellone, dove la maggioranza di centrodestra ha approvato in aula la relazione autoassolutoria che era uscita dalla commissione d’inchiesta Covid. E fa niente per le migliaia di vittime, la mancata chiusura dell’ospedale di Alzano Lombardo, i camion militari che a Bergamo portavano via le bare, l’inadeguatezza della medicina territoriale, i mancati tracciamenti dei contagi, solo per citare alcuni dei drammi e delle difficoltà vissuti dai cittadini lombardi nel 2020. Ma tant’è, dal centrodestra che governa la Regione non c’è stata alcuna ammissione di responsabilità.
E la giornata era iniziata pure peggio, visto che in mattinata i banchi della giunta erano praticamente deserti, nonostante all’ordine del giorno del Consiglio regionale ci fosse il dibattito sulle risultanze della commissione d’inchiesta: assenti il presidente Attilio Fontana, l’assessora al Welfare Letizia Moratti e assenti tra i consiglieri il suo predecessore Giulio Gallera, alla guida della Sanità lombarda proprio nei mesi più critici, così come il leghista Emanuele Monti, presidente della commissione Sanità. Di qui la protesta delle opposizioni, il rifiuto di iniziare il dibattito senza Fontana, l’occupazione dei banchi della giunta e la sospensione della seduta. “La fuga del centrodestra di fronte alle proprie responsabilità è evidente”, accusa Nicola Di Marco del M5S. Di “atto di scarso rispetto al consiglio e ai lombardi” parla Fabio Pizzul del Pd. “Nulla di nuovo sotto il sole – per Michele Usuelli di +Europa – Sul Covid sono due anni che non ci sono e non ascoltano”.
Ed ecco la replica di Fontana: “Io sono presidente della Regione, quindi ho il dovere morale prima di tutto di essere alla festa della polizia. Se poi vogliono fare polemica perché è l’unico modo per dimostrare che esistono va bene, valuteranno i cittadini il comportamento tenuto”. Ma a dire il vero il governatore aveva preso un congedo per motivi istituzionali non solo per le ore dell’evento della polizia, ma per tutto il giorno. Salvo poi tornare sui suoi passi dopo la bagarre e presentarsi in aula nel primo pomeriggio ad ascoltare la presentazione della relazione di maggioranza, che al governo regionale non ha imputato nemmeno un errore. E quella di minoranza, che invece di colpe ne ha individuate più d’una. Scontato il risultato della votazione: approvata la prima relazione, bocciata la seconda. “La chiusura e l’arroganza della maggioranza, insieme alla mancanza di migliaia di documenti che colpevolmente non sono stati forniti, non hanno permesso alla commissione d’inchiesta di rispondere fino in fondo alla domanda di verità e giustizia che veniva dalle persone – accusa il consigliere del Pd Jacopo Scandella – Sono però emersi tutti gli elementi critici del sistema sanitario che la politica regionale può e deve affrontare”.
Per Marco Fumagalli del M5S, “purtroppo la commissione d’inchiesta non è servita perché Regione Lombardia ha confermato di non aver imparato nulla, approvando una riforma del sistema sanitario regionale, la Fontana-Moratti, che promuove ancora il modello del ‘si salvi chi può (permetterselo)’, trasformando la salute in un business, favorendo i profitti privati e smantellando la sanità territoriale. Un modello che ripercorre gli stessi errori per effetto dei quali la nostra regione e i suoi cittadini hanno pagato alla pandemia il tributo più tragico di tutta Europa”. Duro anche Usuelli di +Europa: “I risultati della commissione e gli atti depositati, ora pubblici, restituiscono ai cittadini, ai giornalisti e ai politici elementi di valutazione importanti per comprendere i cortocircuiti che si sono verificati nella gestione delle politiche sanitarie in Lombardia. Chiedo che siano resi pubblici anche i verbali degli eletti, auditi in commissione”.