L'operazione è stata studiata dopo che l’imprenditore spagnolo e presidente di Acs Florentino Perez (già socio dei Benetton in Abertis) ha imbastito una cordata insieme ai fondi Gip e Brookfield per mettere le mani sulla società che si appresta il 5 maggio a incassare 8 miliardi di denaro pubblico per la cessione dell'88% di Autostrade per l'Italia a Cassa depositi e prestiti affiancata dallo stesso Blackstone e da Macquarie
La holding della famiglia Benetton Edizione e il fondo Blackstone come da attese hanno annunciato giovedì, prima dell’apertura dei mercati, un’offerta pubblica di acquisto (opa) totalitaria su Atlantia ad un prezzo di 23 euro per azione più un dividendo di 0,74 euro ad azione. Si tratta di un’opa difensiva: l’obiettivo è blindare il controllo del gruppo aeroportuale e autostradale togliendo il titolo dalla Borsa, dopo che l’imprenditore spagnolo e presidente di Acs Florentino Perez (già socio dei Benetton in Abertis) ha imbastito una cordata insieme ai fondi Gip (Global infrastructure partners) e Brookfield per mettere le mani sulla società che si appresta il 5 maggio a incassare 8 miliardi di denaro pubblico per la cessione dell’88% di Autostrade per l’Italia a Cassa depositi e prestiti affiancata dallo stesso Blackstone e da Macquarie. Dopo l’annuncio il titolo Atlantia si è progressivamente allineato in Borsa al prezzo dell’opa, raggiungendo i 22,97 euro. E su questi livelli gli analisti adeguano i target price, convinti che non ci sia spazio per un’offerta ostile.
Visto che si punta al delisting, gli azionisti sono di fronte a un aut aut: chi non aderirà potrebbe ritrovarsi in mano “titoli non negoziabili in alcun mercato regolamentato”, con conseguente difficoltà di liquidare in futuro il proprio investimento, avverte il comunicato. Il valore complessivo dell’opa incorpora un premio pari al 28,4% rispetto al prezzo ufficiale delle azioni alla data del 5 aprile scorso (ultimo giorno di borsa aperta prima dei rumor su una potenziale opa). Tra le condizioni previste c’è il raggiungimento di una soglia di adesioni che consenta a Edizione e Blackstone di detenere oltre il 90% della società. Se tutti i titolari delle azioni aderiranno, il conto finale sarà di 12,7 miliardi di euro che salgono verso i 19 tenendo conto anche del dividendo. La società farà fronte al pagamento mediante aumenti di capitale sociale o altri conferimenti di capitale fino ad un ammontare pari a oltre 4,48 miliardi di euro da parte di Blackstone e indebitamento finanziario per un ammontare fino a 8,2 miliardi. Un pool di banche finanziatrici si è impegnato a garantire i fondi.
Edizione, presieduta da Alessandro Benetton, oggi è socio di Atlantia al 33,1%. L’offerta avviene attraverso la società Schemaquarantatrè (HoldCo), costituita il 6 aprile scorso, il cui capitale è interamente detenuto da Schemaquarantadue, holding controllata al 65% da Sintonia (la subholding di Edizione) e partecipata da Blackstone al 35% tramite due società lussemburghesi in accomandita speciale. Fondazione Cassa di Risparmio di Torino ha inoltre stipulato un accordo con il quale si è impegnata a portare in adesione all’offerta le 6.251.446 azioni detenute in Atlantia, lo 0,76% del capitale sociale dell’emittente, entro cinque giorni dall’inizio del periodo di adesione, e, in caso di esito positivo dell’offerta, reinvestire tutti i proventi derivanti dalla vendita di tali azioni per sottoscrivere azioni di Schemaquarantatrè alle stesse condizioni degli Investitori Blackstone.
Nei giorni scorsi i Benetton, sondati dai fondi Global Infrastructure Partners (Gip) e Brookfield, alleati di Perez, avevano fatto sapere che “l’investimento in Atlantia ha natura strategica ed è intendimento di Edizione continuare a concorrere allo sviluppo sostenibile del suo valore, mantenendo il radicamento italiano della società nel quadro di un disegno industriale che valorizzi il focus sulle infrastrutture di trasporto connotate da sostenibilità e innovazione per la mobilità del futuro di persone e merci”. E avevano dunque detto no al progetto di acquisizione che “contemplava la dismissione delle attività di Abertis e potenzialmente di altre attività autostradali, conducendo di fatto ad un ‘break up’ del gruppo Atlantia“.