A raccontarlo è Gaspare Mutolo, storico pentito di Cosa nostra in una intervista al settimanale Oggi, diretto da Carlo Verdelli. Nell'intervista ha deciso di mostrare il suo volto nella foto di copertina realizzata da James Hill, fotografo del New York Times
Nell’intervista Mutolo racconta anche la Milano degli anni ’70, quella dei rapimenti: “Siamo partiti in una ventina da Palermo. Abbiamo alloggiato dai mafiosi che avevano magazzini o esercizi commerciali a Milano: i Di Maggio, i Maio, i Filippone. Se il locale aveva una cantina tenevamo il sequestrato lì, alla catena. Se il negozio era al piano terra, creavamo un separé con la brandina. Avevamo già sequestrato un imprenditore del formaggio di Lodi, Emilio Baroni. Mi chiamava il Buono, diceva che quando sentiva la mia voce si tranquillizzava. Io gli mostravo la pistola e lo minacciavo: ‘Se provi a scappare ti sparo’. Ma gli raccontavo di suo padre che si stava dando da fare per raccogliere i soldi del riscatto, gli parlavo e lo assicuravo che tutto sarebbe finito bene”. All’epoca nel capoluogo lombardo non c’era solo Cosa nostra a fare i rapimenti: “C’erano i sardi, i calabresi e c’era Francis Turatello, il più spietato di tutti, che faceva i sequestri lampo. Ci siamo conosciuti a Palermo. Sequestrava un industriale e gli diceva: Ora ti rilascio e tu torni tra qualche giorno con i soldi, altrimenti ti vengo a riprendere. E quelli tornavano con i soldi. C’è stato un periodo, a Milano, in cui c’erano in corso contemporaneamente una trentina di sequestri”. Mutolo oggi ha 82 anni. Ha iniziato a collaborare nel 1992 con Giovanni Falcone, e poi – dopo al strage di Capaci – con Paolo Borsellino. Oggi è un uomo libero e dal 7 aprile, dopo oltre 30 anni, è uscito dal programma del Servizio Centrale di Protezione.