"Vita Nascente" è un'iniziativa dell'assessore alle Politiche sociali Maurizio Marrone che già in passato si era battuto per far entrare gli anti-abortisti nei consultori e nelle Asl. Protesta anche la Cgil: "E' un’ulteriore conferma che la Regione non intende applicare e rispettare la legge 194"
Fondi per sostenere economicamente associazioni anti-abortiste e che danno aiuti alle donne se decidono di non interrompere la gravidanza. “Vita Nascente”, l’iniziativa di Maurizio Marrone, assessore regionale di Fratelli d’Italia alle Politiche sociali del Piemonte, consta di un fondo da 400mila euro che prevede l’assegnazione di denaro e la “realizzazione di progetti di tutela materno infantile”. Una scelta che Marrone ha difeso dicendo: “In Piemonte potranno nascere 100 bambini in più, che altrimenti non sarebbero venuti al mondo a causa dei problemi economici delle loro madri”.
“Vita Nascente” sarà costituito con risorse ulteriori rispetto a quelle del bilancio welfare e garantirà – per i suoi promotori – “il vero diritto di scelta della donna, che può anche essere la scelta di vita, intervenendo a sostegno delle donne in situazioni di fragilità sociale”. L’assessore Fdi ha specificato che “i progetti, finalizzati al superamento delle cause che potrebbero indurre all’interruzione di gravidanza, potranno essere presentati dalle realtà e associazioni accreditate presso le Asl, che dopo aver predisposto un programma dettagliato delle attività, dovranno poi rendicontare le spese sostenute per le medesime”.
Non è la prima volta che Marrone si batte per iniziative antiabortiste: nel settembre 2020, allora assessore alla Semplificazione, ha fatto in modo che non fosse permessa la somministrazione della pillola abortiva Ru486 nei consultori e in Day Hospital. Una presa di posizione che si opponeva alla linea del ministero della Salute, che nei primi di agosto del 2020 aboliva l’obbligo di ricovero dall’assunzione del farmaco fino alla fine del percorso assistenziale e prevedeva la possibilità di assumere il farmaco fino alla nona settimana di gravidanza. Allo stesso tempo, la stessa amministrazione ha scelto di accreditare le associazioni Pro-vita nei consultori, concedendo anche l’organizzazione di spazi all’interno di Asl e ospedali: opposizioni, associazioni e esponenti della società civile hanno a lungo contestato la decisione perché considerata lesiva del diritto della donna ad abortire.
I consiglieri regionali del M5s si sono schierati contro l’iniziativa “Vita Nascente”, provvedimento che ritengono miri in realtà a a ledere il diritto delle donne ad abortire. È solo l’ennesimo tentativo di calpestare e umiliare la libertà delle donne, dando sovvenzioni alla propaganda antiabortista di sedicenti associazioni pro-life. Sul diritto all’aborto sancito dalla legge 194 e sulla libertà di scelta delle donne non si deve tornare indietro: su questo daremo battaglia”. “A 44 anni dal varo della legge sull’aborto, purtroppo l’accesso all’interruzione volontaria di gravidanza è ancora negato o reso difficile” concludono gli esponenti pentastellati. Ha festeggiato invece, la parlamentare torinese di Fratelli d’Italia Augusta Montaruli: “Finalmente in Piemonte si dà la completa attuazione della legge 194 che prevede una parte di sostegno alla maternità mai applicata in Italia”.
Per la Cgil Piemonte l’iniziativa dell’assessore Marrone mira esclusivamente a “finanziare attraverso il progetto Vita nascente le associazioni antiabortiste” ed è “un’ulteriore conferma che la Regione Piemonte non intende applicare e rispettare la legge 194, da tempo sotto attacco da parte di chi pensa che la denatalità si combatta convincendo/costringendo le donne a fare figli”. Anna Poggio, della segreteria regionale, ha aggiunto che sarebbe piuttosto necessaria una politica che si occupi di genitorialità con consultori pubblici che funzionino per tutto l’arco della vita di una donna, asili nido accessibili che “rispettino l’autodeterminazione delle donne di scegliere se e quando fare figli. La linea della Regione antiabortista non si è manifestata solo oggi, ma già nell’anno scorso consentendo l’ingresso delle associazioni antiabortiste nei consultori e ostacolando l’applicazione dell’interruzione di gravidanza con metodo farmacologico”.