Il fil rouge che collega tutti gli articoli che se la prendono con il Reddito o quelli che accusano direttamente i candidati è uno: non vengono mai citate le condizioni contrattuali che vengono proposte ai lavoratori né si ritrovano mai in rete annunci di lavoro postati dagli imprenditori che rilasciano queste interviste
Dieci ore al giorno, sei giorni su sette. Lo stipendio? Forfettario e pagato in parte con bonifico e in parte in contanti. Ovvero in nero. Questo è solo un esempio delle offerte di lavoro in cui si imbattono i lavoratori della ristorazione e del turismo in cerca di un impiego per la stagione. “Non riusciamo a trovare personale”. “Il reddito di cittadinanza ha rovinato il mercato”. “Cerco camerieri e non li trovo”. Da settimane sui quotidiani di tutta Italia è tornata a farla da padrone la sempreverde campagna contro i giovani che non hanno voglia di lavorare, edizione “mancano lavoratori per la stagione estiva”.
In coda alla sequela di protesta di ristoratori e albergatori che si lamentano di non trovare dipendenti per le proprie attività, a mettere il carico da 90 sulla classica polemica di inizio primavera è stato uno degli chef televisivi più famosi d’Italia: Alessandro Borghese. In un’intervista concessa al Corriere della Sera, ha dichiarato di essere alla perenne ricerca di collaboratori “ma fatico a trovare nuovi profili”. E poi, ancora: “Sarò impopolare, ma non ho alcun problema nel dire che lavorare per imparare non significa essere per forza pagati. Io prestavo servizio sulle navi da crociera con “soli” vitto e alloggio riconosciuti. Stop. Mi andava bene così: l’opportunità valeva lo stipendio. Oggi ci sono ragazzetti senza arte né parte che di investire su se stessi non hanno la benché minima intenzione”.
Il fil rouge che collega tutti gli articoli di quello che ormai è divenuto un vero e proprio genere letterario è uno: non vengono mai citate le condizioni contrattuali che vengono proposte ai lavoratori né si ritrovano mai in rete annunci di lavoro postati dagli imprenditori che si lamentano sui giornali. Molto spesso, le febbrili ricerche di cui raccontano si limitano alla pubblicazione di sintetici post su Facebook. Fine dello sforzo, che secondo loro dovrebbe essere ricompensato dall’arrivo di decine di curricula. Raramente i quotidiani che raccontano le vicissitudini degli imprenditori del settore della ristorazione e del turismo danno voce all’altra parte in causa, i lavoratori, chiedendo che tipo di proposte in media ricevano per coprire la stagione, estiva o invernale che sia.
COSA OFFRE IL MERCATO – “La maggior parte delle volte le offerte vengono esplicitate per telefono oppure dal vivo, senza lasciare prove. Capita però che alcuni datori di lavoro scrivano via mail nero su bianco condizioni che hanno ben poco di legale”. Daniele sta cercando lavoro per la stagione estiva e recentemente si è imbattuto in due offerte particolari arrivate da due hotel 4 Stelle. La prima struttura, sul Lago di Garda, cercava un pasticciere che lavorasse 10 ore al giorno per 6 giorni su 7. Sessanta ore di lavoro a settimana. “Non ho idea del compenso perché mi sono fermato quando ho letto che proponeva uno stipendio tutto incluso, dunque comprendente di tfr, ferie, 13sima, 14sima per aumentare il compenso mensile, da pagare tramite bonifico e una parte in contanti. Mi sono fermato a questa proposta, scritta nero su bianco come fosse una cosa normale”.
Il secondo hotel, sempre un 4 stelle, è una struttura di Bellaria piuttosto conosciuta. “Mi ha offerto 1900 euro al mese, sempre omnicomprensivi di tutto, per lavorare come capo partita sette giorni su sette, mattina, pranzo e cena, quindi almeno 12 ore al giorno – racconta Daniele – Alla mia richiesta di avere almeno un giorno libero a settimana, mi hanno risposto che il compenso si sarebbe abbassato a 1600 euro al mese. Sempre per 12 ore al giorno. Questo è quello che si trova in giro”.
“E POI MI DICONO CHE NON VOGLIO LAVORARE” – Un caso? Non esattamente. E date le esperienze passate e le offerte sempre peggiori che girano nell’ambiente, Daniele sta pensando di abbandonare il settore: “Onestamente, dopo anni di sacrifici, mi sono accorto che non vivo più, soprattutto facendo il paragone con amici che hanno lasciato la ristorazione. Loro hanno sabato e domenica liberi, ferie pagate, otto ore al giorno. Io mai avuti questi ‘privilegi’”, si sfoga. “Ho lavorato 13 ore per 20 euro a Ferragosto 2020, dopo il periodo della prima ondata Covid con la scusa che ‘la pandemia ha colpito tutti, ora questi sono i compensi’. Sto valutando di lasciare il settore perché non riesco a trovare nessuno che garantisca il minimo. Non ho mai percepito tredicesima, a volte nemmeno il TFR. Può un ragazzo rivolgersi sempre ad un avvocato per ricevere quello che gli spetta e poi essere etichettato come uno che non ha voglia di lavorare?”, conclude.