A una settimana dall’annuncio di Ursula von der Leyen che la Ue stava “guardando al petrolio russo” in vista di un possibile embargo, il New York Times racconta che – come era facile immaginare – il bando non solo sarà graduale ma la sua discussione arriverà solo dopo il secondo turno delle elezioni francesi, il 24 aprile, per evitare che l’aumento dei prezzi favorisca la candidata Marine Le Pen e danneggi le possibilità di rielezione del presidente Emmanuel Macron. I prezzi della benzina sono un tema molto sensibile in Francia: tra 2018 e 2019 le proteste dei Gilet gialli contro il rincaro del carburante hanno costretto il governo a rivedere l’ipotesi di un aumento delle tasse e varare misure di sostegno ai redditi.
Rinvio per non destabilizzare Parigi, dunque, mentre la gradualità è a favore di Berlino – attaccata proprio per questo ieri dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky – che ha bisogno di tempo per riorganizzare le proprie forniture.
La Germania, come evidenziato in un report dell’organizzazione non governativa Transport & Environment, è lo Stato europeo più esposto in valori assoluti agli acquisti di petrolio russo: stando agli ultimi dati importa da Mosca un quarto del greggio comprato dall’intera Ue (più Londra), oltre 28 milioni di tonnellate l’anno contro le 18 della Polonia e le 13 dei Paesi Bassi. L’Italia si ferma a 5,6 milioni di tonnellate.
Anche per questo sulla nuova sanzione, scrive il New York Times, manca ancora l’unanimità tra i 27 Stati membri: la Germania e l’Ungheria sono tra i Paesi che più apertamente resistono ad adottare misure sull’energia che tocchino anche il petrolio (e, ancora di più, il gas). Zelensky le ha chiamate in causa accusandole di bloccare gli sforzi per un embargo sulle vendite di energia, da cui la Russia dovrebbe guadagnare oltre 300 miliardi di dollari quest’anno. “Alcuni dei nostri amici e partner capiscono che ora è un momento diverso, che non è più una questione di affari e denaro, ma è una questione di sopravvivenza“, ha aggiunto.