Ha provato a vivere Milano o a Parigi, ma qualunque altrove fuori dalla Sicilia a lei non calzava. Letizia Battaglia, scomparsa a 87 anni, la amava a tal punto da odiarla anche: così funzionano i grandi amori.
Non ripercorro la sua lunga storia di fotografia, d’impegno sociale, di militanza culturale e politica in quella Palermo dai mille contrasti, perché all’indomani della sua scomparsa viene tratteggiata ovunque. Ha più senso chiedersi cosa ci lascia. Umanamente la sua generosità e la sua empatia per gli altri si abbinavano all’altrettanto grande intransigenza difronte a ciò che aveva visto e respirato in tanti anni di cronaca al quotidiano L’Ora, tra guerre di mafia, delitti eccellenti, arroganza politica e miseria. La sua sensibilità, dietro la necessaria corazza del fotoreporter, si era in realtà imbevuta di tutta la sofferenza, la morte e l’ingiustizia passate attraverso il suo obiettivo.
Per questo motivo e per cercare di allontanare i fantasmi aveva provato a lasciare – o meglio a scappare – da Palermo, ma accadde come a Samarcanda: tutto inutile, anzi controproducente. Dunque sempre il ritorno, cercando però una via salvifica per esempio negli sguardi delle bambine (la foto della bambina col pallone è considerata un’immagine iconica che ben rappresenta la sintesi tra durezza e dolcezza che convivono).
Era stata trasformata in personaggio pubblico e quasi divinizzata suo malgrado; con la sua disarmante franchezza, con la sua ardente passione, col suo coraggio, con la sua ruvida simpatia, coi suoi capelli colorati ora di rosa ora di azzurro, col suo invito all’azione (rivolto soprattutto ai giovani), Letizia arrivava potentemente a tutti, e tutti affascinava.
(Seguimi su Facebook e Twitter) – Photo credits © Leonello Bertolucci