Secondo la procura di Spoleto che ha chiesto e ottenuto la misura cautelare, i falsi certificati erano prodotti in cambio di "modeste" somme di denaro, comprese tra i settanta e i cento euro a persona. Le accuse sono di corruzione e falso in documento informatico con efficacia probatoria. Oltre all'arrestato sono indagati anche nove "clienti", ritenuti corruttori e concorrenti nei singoli episodi
È finito agli arresti domiciliari un operatore di una farmacia di Foligno accusato di avere più volte simulato l’accertamento della positività di propri clienti al Covid-19, inviando all’autorità sanitaria falsa documentazione attestante l’esito positivo del test antigenico (che dopo la guarigione permette di ottenere un green pass valido sei mesi). Questo – secondo la procura di Spoleto che ha chiesto e ottenuto la misura cautelare – in cambio di “modeste” somme di denaro, comprese tra i settanta e i cento euro a persona. Le accuse sono di corruzione e falso in documento informatico con efficacia probatoria: le indagini sono state condotte dai carabinieri della stazione di Valfabbrica e del Nucleo operativo radiomobile della compagnia di Assisi. Nessuna delle persone sottoposte al finto test era vaccinata.
Oltre all’arrestato sono indagati anche nove “clienti“, ritenuti corruttori e concorrenti nei singoli episodi di falso. Sono in corso ulteriori accertamenti per chiarire i canali di comunicazione che consentivano l’incontro tra domanda e offerta. La Procura umbra – guidata da Alessandro Cannevale – riferisce che i proprietari e gli altri dipendenti della farmacia sono estranei ai fatti: la direzione ha anzi collaborato fattivamente con la polizia giudiziaria. I magistrati sottolineano che la certificazione di false positività non porta soltanto all’emissione di falsi green pass, ma anche all’alterazione dei dati statistici in base ai quali le autorità sanitarie stabiliscono la portata e la durata di misure restrittive della circolazione di tutti i cittadini.