Intervista pasquale del presidente del Consiglio Mario Draghi al Corriere della Sera. Di colombe ne volano poche. “Quello che ci aspetta è una guerra di resistenza, una violenza prolungata, con distruzioni che continueranno. Non c’è nessun segnale che il popolo ucraino possa accettare l’occupazione russa”, mette in chiaro il capo del governo. Sulla decisione di Vladimir Putin di invadere il paese Draghi racconta: “Ho sperato fino all’ultimo che non lo facesse. Ci siamo telefonati prima dell’inizio della guerra: ci siamo lasciati con l’intesa che ci saremmo risentiti. Alcune settimane dopo però Putin ha lanciato l’offensiva. Ho provato fino alla fine a parlargli”. Alla domanda “Impossibile convincerlo a fermarsi?”, il capo del governo risponde: “Nella telefonata gli ho detto che lo chiamavo per parlare di pace. Gli ho chiesto: “Quando vi vedete con Zelensky? Solo voi due potete sciogliere i nodi”. Mi ha risposto: “I tempi non sono maturi”. Ho insistito: “Decidete un cessate il fuoco”. Ancora “No: i tempi non sono maturi”. Ma ho l’impressione che l’orrore della guerra con le sue carneficine sia completamente indipendente dalle parole e dalle telefonate che si fanno”.
Sulle modalità del sostegno a Kiev il presidente del Consiglio ribadisce che “La linea di tutti gli alleati resta quella di evitare un coinvolgimento diretto dell’Europa nella guerra. Uno dei punti fermi di questo conflitto è l’affermazione da parte di tutti i leader Nato, a cominciare dal presidente Usa Joe Biden, che non vi sarà un coinvolgimento diretto dell’Alleanza. Comprendo le ragioni che spingono Svezia e Finlandia a pensare di entrare nella Nato”. Le armi però continueremo a mandarle. “Le decisione di inviare armi è stata presa quasi all’unanimità in Parlamento. I termini della questione sono chiari : da una parte c’è un popolo che è stato aggredito, dall’altra parte un esercito aggressore (…) Per fermarlo bisogna aiutare direttamente gli ucraini ed è quello che stiamo facendo”. Poche parole, quasi nessuna, su un ruolo più attivo di Italia ed Europa nelle mediazioni “penso che Macron, nel ruolo di presidente di turno dell’Ue faccia bene a tentare ogni strada di dialogo”. Ma anche: “Comincio a pensare che abbiano ragione coloro che dicono: è inutile che paliate a Putin, si perde solo tempo”. Nella questione della definizione delle azioni documentante in Ucraina il primo ministro afferma: “Come vogliamo chiamare l’orrore di Buscha se non crimini di guerra? Ma capisco che termini come crimini di guerra o genocidio hanno un significato giuridico preciso”.
Quanto alle sanzioni e al rischio che possano causare danni altrettanto profondi a chi le applica Draghi afferma che “La Commissione Ue e tutti gli altri sono convinti della loro efficacia. I russi stesso lo ammettono quando dicono che non riescono più a pagare le obbligazioni in scadenza perché una parte significativa delle loro riserve sono congelate. Questo vuol dire che stanno andando verso la bancarotta”. Come ulteriore stretta dei confronti di Mosca, Draghi ipotizza che l’Europa possa fissare un prezzo massimo da pagare alla Russia per l’import di gas. Una proposta dell’Italia che “sta guadagnando consensi e sarà discussa al prossimo Consiglio europeo”. Nel frattempo, rassicura il presidente del Consiglio, lo sforzo di diversificazione dei fornitori procede più rapidamente del previsto, “più velocemente di quanto pensavamo”. E, grazie al livello degli stoccaggi eventuali sacrifici non saranno troppo pesanti. “Stiamo parlando della riduzione di 1-2 gradi delle temperature del riscaldamento e di variazioni analoghe sui condizionatori”. E’ anche l’occasione per puntualizzare la frase “Volete la pace o i condizionatori” che aveva suscitato polemiche. “Volevo mandare due messaggi importanti. Il primo simbolico: la pace vale sacrifici. Il secondo più fattuale: il sacrificio, in questo caso, è contenuto, pari a qualche grado di temperatura in più o o in meno”
Da qualche tempo girano voci secondo cui Draghi sarebbe stanco dell’esperienza alla guida del governo e altre secondo cui starebbe mirando alla guida della Nato. Ipotesi che il presidente smentisce seccamente. “Non sono stanco e non ho alcuna intenzione del genere”. In merito alle questioni interne Draghi aggiunge che “In un momento pieno di incertezze, di potenziali instabilità, di fragilità interne ed esterne, questo governo di unità nazionale continua a voler governare. Abbiamo fatto molto e lo abbiamo fatto insieme. L’Esecutivo va avanti fino in fondo”. Stiamo superando “la pandemia usciamo da un anno in cui abbiamo avuto una crescita del prodotto interno lordo del 6,6%. C’è ora un rallentamento, dovuto alla guerra. Il compito del governo è quello di sostenere lavoratori e imprese e rendere l’Italia più moderna, vivibile, giusta”.
Per quanto concerne la pandemia, “la campagna di vaccinazione è stata un grande successo” e se ci dovesse essere un nuovo peggioramento della situazione, “siamo molto più preparati che in passato”. Procedono anche gli investimenti legati al Recovery Plan: “Nel 2021 abbiamo realizzato tutti gli obiettivi previsti dal Pnrr. Pochi giorni fa sono arrivati i primi 21 miliardi, che si aggiungono ai quasi 25 che abbiamo ricevuto l’anno scorso”. Ci sono “alcune riforme che dobbiamo ancora realizzare: concorrenza, codice degli appalti, fisco e giustizia. Sul codice degli appalti, che è in commissione, mi pare che la strada sia spianata”. Sulla giustizia “c’è la promessa di non mettere la fiducia e vale ancora”. Sulla concorrenza “restano pochi nodi”. Sul fisco, l’atmosfera con il centrodestra, “mi è sembrata positiva”. La delega fiscale “è uno strumento di lotta all’evasione e alle diseguaglianze e non aumenta le tasse, anzi, il contrario”. Infine Draghi non pensa a candidarsi alle elezioni: “È estraneo alla mia formazione e alla mia esperienza. Ho molto rispetto per chi si impegna in politica e spero che molti giovani scelgano di farlo alle prossime elezioni, alle quali intendo tuttavia partecipare come ho sempre fatto: da semplice elettore”.