In principio fu Airbnb, presto saranno tutte le piattaforme web per la prenotazione online a riscuotere dai clienti di B&b e case vacanza la tassa di soggiorno e a versarla direttamente nelle casse del Comune di Roma. “Dobbiamo estendere la convenzione che oggi abbiamo con Airbnb a tutte le altre piattaforme, ovviamente la misura riguarderà il settore ricettivo extra alberghiero”, annuncia l’assessore capitolino al Turismo, Alessandro Onorato, interpellato da ilfattoquotidiano.it.
Il primo passaggio, però, sarà digitalizzare tutti i processi: “Il Comune deve sapere quanti arrivi e le presenze si contano nelle strutture extra alberghiere, deve poter prevedere gli introiti della tassa di soggiorno in B&b e case vacanza e verificare i dati trimestralmente. Per questo vanno digitalizzati tutti i processi”, aggiunge l’assessore. In pratica: a ogni prenotazione corrisponderà una comunicazione agli uffici capitolini competenti, i quali potranno monitorare i flussi turistici ma anche prevedere gli introiti.
L’idea è arrivata al termine di una vicenda che è finita a dicembre scorso all’attenzione della Corte dei conti. Airbnb, colosso del web per le prenotazioni online in tutto il mondo, deve al Comune di Roma 70mila euro di tasse di soggiorno non corrisposte a partire dal luglio del 2020, quando è entrata in vigore la convenzione. Non soltanto: in oltre 18 mesi ha chiesto indiscriminatamente a tutti gli utenti un contributo di 3,5 euro come tassa di soggiorno, al di là della tipologia di struttura. Una modalità che rischia di creare concorrenza sleale con il settore alberghiero, dove la tariffa invece è proporzionale al livello di qualità dell’hotel.
L’evaso di Airbnb è emerso a termine di una verifica avviata a dicembre scorso e che è diventata oggetto di esposto ai giudici contabili, “perché si configurava il rischio di un danno erariale“, spiega l’assessore. A quel punto i manager del portale hanno fornito i dati richiesti dal Campidoglio e hanno ammesso che, in aggiunta alla somma già versata, mancavano circa 70mila euro: cifra che appare irrisoria, ma va considerata in relazione al crollo del settore che nella Capitale ha sfiorato la punta dell’80 per cento. “Il 6 marzo abbiamo incontrato il country manager di Airbnb e chiesto di rispettare l’accordo, altrimenti avremmo dovuto interromperlo. Vogliamo continuare a collaborare con loro e altre piattaforme, ma se le regole non sono rispettate si creano condizioni distorte di mercato“, conclude Onorato.
Accanto a questo per disciplinare il settore dell’extra alberghiero, soprattutto nel centro storico dove i comitati dei residenti accusano le istituzioni di aver “trasformato l’area Patrimonio Unesco in un lunapark per turisti”, il Comune di Roma, anche in accordo con la Regione Lazio, sta valutando l’ipotesi di mettere un freno alle nuove autorizzazioni per B&b, case vacanza e affittacamere. Il provvedimento, qualora confermato, sarebbe temporaneo e sperimentale per un periodo di circa sei mesi.