Il vicepresidente del Consiglio di sicurezza ed ex presidente Dmitrij Medvedev avverte che “il default della Russia potrebbe comportare il default dell’Europa”. Medvedev aggiunge che “Le sanzioni anti-russe possono provocare una iperinflazione in Europa”, ha aggiunto. “Il fallimento nazionale della Russia è solo questione di tempo”, ha dichiarato la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen in un’intervista al quotidiano tedesco ‘Bild’. “Le sanzioni ogni settimana si fanno strada più a fondo nell’economia russa: le esportazioni verso la Russia sono crollate del 70%. Settecento aerei russi hanno perso la licenza per mancanza di pezzi di ricambio e aggiornamenti software. Centinaia di grandi aziende e migliaia di esperti stanno voltando le spalle al Paese”, ha detto von der Leyen, riferendo che “secondo le attuali previsioni, il prodotto interno lordo in Russia crollerà dell’11%“.

Il valore delle obbligazioni russe in circolazione, tra titoli statali e societari è di circa 150 miliardi di dollari, una trentina quelli denominati in valuta estera, non moltissimo. Le agenzie di rating (le statunitensi Standard and Poor’s, Moody’s e Fitch) hanno avvisato Mosca che un pagamento in rubli anziché in dollari sui bond denominati in valuta estera verrebbe considerato a tutto gli effetti un default. I conti all’estero della Russia sono però al momento bloccati il che rende complicato pagare gli obbligazionisti esteri. Non sembra che al momento la Russia manchi dei fondi per adempiere ai suoi impegni debitori, anzi le sanzioni hanno sinora favorito un incremento del surplus commerciale del paese. Mosca continua infatti a ricevere circa un miliardo di euro al giorno per le sue forniture di energia mentre compra meno dai paesi Ue, quindi la differenza tra entrate e uscite si amplia a favore della Russia. In questo senso le parole di von der Leyen non sembrano centrare il punto. Diverso se il riferimento è ad un “default forzoso” legato all’impossibilità tecnica di pagare.

Inoltre sono state congelate le riserve della banca centrale russa detenute presso le controparti occidentali. Se si guarda al solo ammontare dei titoli in circolazione non sembra una cifra in grado di provocare un “effetto domino” tale da scuotere nelle fondamenta il sistema finanziario europeo. Le parole dell’ex presidente sembrano dunque esagerate su questo punto. Indubbio che i problemi sugli approvvigionamenti di molte materie prime e il rischio di stop alle forniture energetiche russe stiano spingendo al rialzo prezzi già surriscaldati esacerbano l’inflazione europea che comunque rimane molto lontana da valori che configurano una condizione di iperinflazione.

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