L’incrociatore russo “Moskva“, affondato nel mar Nero il 14 aprile scorso, è stato colpito da un missile fornito dalla Nato all’Ucraina a gennaio, cioè almeno un mese prima dell’invasione russa. Ad affermarlo in un’intervista a BBC Radio 4 è Sergei Markov, analista politico, accademico e in passato stretto consigliere del presidente Vladimir Putin. La perdita dell’ammiraglia, ha ammesso Markov, è stata una sconfitta per le forze di Mosca, ma – ha detto – è dovuta al fatto che la Russia non combatte solo contro l’Ucraina, bensì contro una coalizione di grandi potenze che include gli Stati Uniti. Finora la Difesa russa ha sempre negato che il Moskva sia stato colpito dal nemico, sostenendo che l’affondamento sia stato causato da un incendio che ha fatto esplodere le munizioni stivate a bordo: per il governo di Kiev e per le intelligence occidentali, invece, a metterlo fuori uso sono stati missili Neptune di fabbricazione ucraina.

Nelle scorse ore in rete sono comparsi foto e video (la cui autenticità è ancora da verificare) che sembrano mostrare l’incrociatore in fiamme prima del naufragio. Mosca ha diffuso immagini che – nella ricostruzione governativa – mostrano i marinai in servizio della nave sopravvissuti e passati in rassegna dai superiori: secondo il racconto della madre di un membro dell’equipaggio, però, a morire sono stati in quaranta. E altri parenti denunciano attraverso VKontakte – il principale social media russo – che i loro familiari che si trovavano sulla nave sono scomparsi: tra gli altri, Dmytro Shkrebets ha affermato che suo figlio Yegor prestava servizio sull’incrociatore e dopo l’affondamento è stato incluso negli elenchi dei “dispersi”. “Mio figlio, soldato di leva, come mi è stato detto dai comandanti diretti dell’incrociatore Moskva, non è tra i morti e i feriti ed è indicato come disperso: scomparso in mare aperto?”, ha scritto. “Dopo i miei tentativi di chiarire i dettagli dell’incidente, il comandante dell’incrociatore e il suo vice hanno smesso di comunicare con me. Ho chiesto direttamente perché voi ufficiali siete vivi e mio figlio, appena arruolato, è morto?”.

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