Pesanti bombardamenti e corpo a corpo per provare a stanare il nemico asserragliato nel fortino, con il quale condivide la sorte e anche il nome. Perché la caduta delle acciaierie Azovstal vorrebbe dire con ogni probabilità la fine del battaglione Azov, i militari nazionalisti di Kiev rimasti a difesa del gigante di ferro grande un terzo della superficie del lago di Como. Può essere un bastione inespugnabile o la loro tomba, visto che l’impianto siderurgico più grande dell’Ucraina è circondato dalle truppe russe e si affaccia sul mare. Difenderlo con quel che è rimasto di munizioni, cibo e acqua provando a fare più vittime possibili tra gli invasori è la missione dei soldati con simpatie neonaziste, già accusati di crimini di guerra, guidati da Denis Prokopenko. Con loro i soldati del 36esimo reparto della Marina ucraina e i volontari stranieri arrivati nelle ultime settimane. In totale, secondo le stime russe, circa 3mila combattenti.
Dopo giorni di bombardamenti e assedio che hanno stremato la popolazione, con centomila persone in disperata attesa di un’evacuazione, e dopo gli attacchi dei droni con sospette armi chimiche per “stanare le talpe” nemiche, il conflitto nel luogo simbolo del martirio ucraino è ormai concentrato sul terreno, tra fornaci e altoforni, dentro le Azovstal, le acciaierie fondate nel 1930 e ora nelle mani del colosso Metinvest Group di proprietà di Rinat Akhmetov, uno degli uomini più ricchi dell’Ucraina e patron dello Shakhtar Donetsk che si è impegnato a ricostruire Mariupol. Al destino delle acciaierie sono appesi anche i suoi propositi futuri di rinascita e con ogni probabilità anche il destino della guerra.
Il leader ceceno Ramzan Kadyrov ha annunciato la conquista dell’acciaieria in breve tempo: “Oggi, con l’aiuto dell’Onnipotente, prenderemo completamente l’Azovstal”, ha dichiarato in un messaggio audio sul suo canale Telegram. E per lo Sbu, l’intelligence di Kiev, i russi “vogliono radere al suolo” lo stabilimento e sganciare bombe da 3 tonnellate sull’impianto: “Gli occupanti non si lasciano scoraggiare nemmeno dal fatto che i civili si siano rifugiati lì dentro”, avvisano gli 007 ucraini poggiando le loro analisi su una conversazione telefonica intercettata tra militari di Mosca. E che uomini, donne e bambini abbiano trovato rifugio nell’impianto dopo la distruzione di Mariupol è stato confermato proprio da Prokopenko in un video circolato negli scorsi giorni.
Sarà una battaglia sanguinosa, complicata e giocata su più piani. Le Azovstal sono infatti una città nella città, una “fortezza”, come l’ha definita l’analista David Rossi a Ilfattoquotidiano.it, che si estende per 50 chilometri quadrati. Le bombe sganciate dall’invasore nelle scorse settimane hanno paradossalmente aumentato la capacità di difesa, trasformando un’area già sterminata in uno scenario da “guerra urbana” dove le rovine sono punti di fuoco formidabili per chi è asserragliato all’interno. Si sta combattendo – e si continuerà a farlo – fabbricato per fabbricato, rovina per rovina, tunnel per tunnel alla ricerca del nemico. Uno scenario in cui, come circolato nelle scorse ore, sono intervenuti gli spetsnaz, gli uomini dei corpi speciali russi. Qualsiasi sia l’esito, la certezza è che entrambi i fronti sono destinati a pagare un prezzo altissimo in termini di vite umane.
A favore degli ucraini, oltre alla rete di altoforni, fornaci, binari ed edifici distrutti, giocano anche i cunicoli sotterranei di cui l’acciaieria è stata dotata in epoca sovietica per resistere a un attacco nucleare. Un labirinto che da un lato agevola spostamenti e imboscate, dall’altro garantisce la possibilità di difendersi dai pesanti bombardamenti che Mosca starebbe organizzando per radere al suolo l’area di oltre 11 chilometri quadrati. Per l’analista Oleg Zhdanov, citato da The Guardian, l’uso di armi chimiche “è l’unico modo” per snidare i difensori delle Azovstal. Oppure le truppe di Mosca dovranno giocare sul fattore tempo, contando sull’accerchiamento dell’area, ormai definitivo, che porterà gli ucraini ad avere carenze di cibo e acqua. Ma quando? Marina ucraina e battaglione Azov si preparano all’assedio da settimane, programmando la strategia in maniera minuziosa. Resta da capire se la concentrazione di truppe di Mosca nella zona per la battaglia decisiva, in vista di una presa del Donbass da rivendicare come vittoria strategica dopo quasi due mesi di invasione, sarà sufficiente per sopraffare l’ultimo manipolo di ucraini rimasto asserragliato nel cuore di acciaio della città martire.
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