Salvo un ricorso dell’ultimo minuto presso l'Alta Corte, sarà ora compito della ministra degli Interni, Priti Patel, dare il suo via libera finale al trasferimento dell’attivista australiano negli Stati Uniti, che per molti è ritenuto scontato: rischia una pena di 175 anni di carcere
La Westminster Magistrates’ Court di Londra ha emesso l’ordine formale di estradizione negli Usa per Julian Assange, durante l’udienza a cui l’attivista australiano ha assistito in videocollegamento. Salvo un ricorso dell’ultimo minuto presso l’Alta Corte, sarà ora compito della ministra degli Interni, Priti Patel, dare il suo via libera finale al trasferimento del fondatore di Wikileaks negli Stati Uniti, dove rischia una condanna fino a 175 anni di carcere per aver contribuito a diffondere documenti riservati su crimini di guerra commessi dalla forze americane in Iraq e Afghanistan. Il consenso della Patel è previsto entro un termine massimo di 28 giorni.
L’ordine di estradizione nei confronti del fondatore di Wikileaks è stato emesso durante una breve udienza, durata solo sette minuti, dal giudice Paul Goldspring. “In parole povere, ho il dovere di inviare il caso al ministro per una decisione”, ha affermato il magistrato. Come detto, Assange non era presente in aula ma collegato in videoconferenza dal carcere londinese di massima sicurezza di Belmarsh, dove è rinchiuso da tre anni. Spetta a Patel la decisione finale sull’approvare il trasferimento negli Usa, che appare scontata se si pensa agli stretti rapporti di Londra con l’alleato americano. È infatti del tutto improbabile che possa negarla ad esempio per una questione relativa ai diritti umani. Resta la possibilità da parte dei legali di Assange di un ricorso all’Alta corte di Londra. Le probabilità di successo sono però ridotte al minimo dopo il lungo iter legale della magistratura britannica e soprattutto il fatto che il mese scorso la Corte suprema si era rifiutata di riesaminare il caso. Fuori dal tribunale di Westminster alcuni attivisti di Wikileaks hanno protestato chiedendo di non estradare l’attivista negli Usa. Assange era riuscito a sposarsi il 23 marzo in carcere con l’avvocatessa sudafricana Stella Morris, la compagna che gli ha dato due figli durante il periodo d’asilo nell’ambasciata ecuadoriana, oggi presente all’udienza nello spazio dedicato al pubblico. L’avvocato di Assange, Mark Summers, ha detto alla Corte che la squadra legale ha “serie osservazioni” da fare.