Dopo 700 giorni anche la Spagna abbandona l’obbligo di indossare la mascherina, introdotto il 20 maggio di due anni fa. Da oggi gli spagnoli potranno tornare a vedersi il viso anche nei locali chiusi, con delle eccezioni. Continuerà a essere obbligatoria sui mezzi di trasporto di passeggeri (aerei, treni, autobus, barche, in quest’ultimo caso quando non si può mantenere la distanza di 1,5 metri), ma non sarà necessario indossarla lungo i binari e nelle stazioni; l’obbligo rimane anche negli ospedali e nelle case di riposo, tranne che per i pazienti ricoverati o residenti quando si trovano nelle loro stanze, negli ambulatori e nelle farmacie. La ministra della Salute, Carolina Darias, ha ricordato che si tratta di norme generali e ha consigliato un uso responsabile della mascherina per i soggetti più vulnerabili – over 60, immunodepressi, chi presenta patologie, donne incinte, insegnanti vulnerabili -, nelle riunioni familiari in presenza di persone fragili e negli eventi affollati, come concerti e partite, quando non è possibile mantenere la distanza di sicurezza.
Ma la decisione del governo non è condivisa da tutti. Inés, nome fittizio, 80 anni, trascina il suo piccolo trolley colorato mentre saluta il fruttivendolo vicino casa: tiene la mascherina ben indossata. “Quella di togliere le mascherine mi sembra una decisione un po’ affrettata”, dice. Per la donna sarebbe stato meglio aspettare ancora qualche settimana dopo le vacanze di Pasqua. “Io me la prendo con calma, perché tanta gente ha viaggiato in questi giorni, e io voglio vedere le conseguenze”, spiega mentre si dirige verso casa.
Le nuove norme vengono prese con molta cautela dai cittadini spagnoli. Secondo un sondaggio flash realizzato dall’agenzia 40dB per El País e la Cadena Ser, più della metà degli spagnoli considera che questa misura sia affrettata: il 54,2 per cento dice che è troppo presto, il 28,2 considera che è il momento giusto, mentre il 10,2 crede che sia arrivata tardi. Delle 500 persone intervistate, il 70 per cento reputa “abbastanza o molto probabile” che continuerà a utilizzare la mascherina nei negozi, così come nei cinema, nei teatri o nei musei. Il 62,5 per cento dichiara che la userà ancora nelle palestre e nei centri sportivi, così come nei bar, nei ristoranti, al lavoro.
Oggi, nella maggior parte delle attività commerciali della capitale, i dipendenti continuano a usare la mascherina, mentre i clienti se non la indossano la tengono sotto il mento. Joan Franco è il titolare della caffetteria Arte Sano, nel quartiere madrileno del Retiro. Sono in due a gestire il piccolo bar ed entrambi indossano la mascherina FFP2. “Abbiamo deciso di continuare a usarla per rispetto di chi non vuole toglierla”, spiega, mentre prepara un paio di caffè macchiati. Lo fa anche per una questione di sicurezza personale e degli altri: “Non sai mai se c’è qualche cliente che ha qualche patologia o un problema respiratorio”. Molti continuano a utilizzarla anche all’esterno, sebbene l’obbligo sia stato abolito lo scorso febbraio.
Il BOE stabilisce che nel luogo di lavoro non sarà obbligatorio l’utilizzo della mascherina. Tuttavia, i responsabili di prevenzione e sicurezza sul lavoro potranno determinare se sarà necessario continuare a usarla all’interno dell’azienda e in che modo, o se si lascerà libertà di scelta ai dipendenti. Emmanuel, che preferisce non venga citato il suo cognome, ha iniziato la sua giornata lavorativa senza mascherina per la prima volta dopo due anni. Lavora nella palestra Shot Urban Gym, nel quartiere Ibiza della capitale, dove si occupa della gestione del centro e di alcuni allenamenti. La direzione ha dato libertà ai lavoratori che possono scegliere se indossarla o no. “Finalmente posso toglierla quando faccio lezione. Negli ultimi tempi era un conflitto costante, perché dovevo ripetere a tutti d’indossarla bene e di non dimenticarla”, dice. Mercoledì mattina ha dato la prima lezione di Cross Hiit della giornata: “Metà della gente la usava, metà no. Anche in palestra c’è chi sì e chi no”, spiega indicando un gruppo di clienti nella sala attrezzi.
La ministra Darias ha annunciato che anche nelle scuole non sarà più obbligatorio indossare la mascherina, né durante la ricreazione né nelle aule. Questa misura è stata anticipata dal governo catalano, che ha deciso di eliminare l’obbligo già da questo martedì in tutte le classi della scuola primaria e secondaria (dai 6 ai 16 anni). Martina, 11 anni, studia a Mataró, una città catalana a circa 30 chilometri da Barcellona. Racconta che è andata a scuola indossando la mascherina ma poi, durante le lezioni, l’ha tolta. “Questa decisione è positiva e negativa. Durante le vacanze di Pasqua molti hanno viaggiato e magari si sono contagiati. Però sono contenta perché finalmente possiamo vedere i nostri sorrisi, e poi respiriamo meglio”, dice in un messaggio vocale. Anche Ditmas, 9 anni, studia a Mataró. Per lui l’aspetto più importante è rivedere finalmente i volti delle persone: “C’è un’educatrice che non avevo mai visto senza mascherina, e finalmente oggi l’ho conosciuta”, racconta entusiasta al telefono.
Lorena Navarro, professoressa di Scienze in una scuola secondaria di Corbera de Llobregat, a quaranta minuti dalla capitale catalana, è rimasta sorpresa perché quasi la metà dei suoi alunni continuava a indossarla. “Una alunna si è alzata perché doveva esporre davanti alla classe e prima di farlo ha detto ‘mi metto la mascherina perché mi vergogno e ho tanti brufoli’”, spiega. Per lei, l’autostima e l’insicurezza di alcuni studenti rappresenteranno un ostacolo nel decidere se toglierla o no. Con l’entrata in vigore di questa norma, la Spagna fa un passo in avanti nella battaglia contro il coronavirus. Lo scorso marzo, il ministero della Salute aveva già annunciato un allentamento delle restrizioni, con lo stop alle quarantene e un nuovo sistema per contare i contagi. Oggi però entra in vigore la misura più importante e più attesa, condivisa ormai da gran parte dei Paesi europei. In Italia, invece, non c’è ancora una data certa sulla fine dell’obbligo, che potrebbe arrivare l’1 maggio secondo quanto anticipato dal sottosegretario alla Salute Andrea Costa.
Secondo i dati pubblicati questo martedì dal ministero della Salute spagnolo, i primi dopo le vacanze pasquali, si è registrato un aumento dei contagi e delle ospedalizzazioni: martedì erano 5.635 i pazienti ricoverati con Covid-19 in Spagna, un 15% in più della settimana prima. Tuttavia, diminuiscono i ricoveri in terapia intensiva, che sono 345, 23 meno di sette giorni prima. L’incidenza cumulativa a 14 giorni è di 505,8 casi per 100.000 abitanti. Con una copertura vaccinale del 92%, il governo spagnolo spera che non ci sia bisogno di fare un passo indietro. Tuttavia, Darias ha affermato in un’intervista a El País lo scorso sabato, che è pronto a farlo se necessario: “Una delle lezioni di questa pandemia è che dobbiamo essere preparati per affrontare le minacce del presente ma anche quelle del futuro. Il governo, con le comunità autonome e gli esperti, non sta abbassando la guardia, affronta le misure necessarie in base alla situazione attuale”, ha spiegato.