Il Parlamento ha dato via libera alla risoluzione di maggioranza sul Def e alla relazione del governo che aggiorna gli obiettivi di finanza pubblica e il piano di rientro. Alla Camera la risoluzione è passata con 407 voti favorevoli e 22 contrari, al Senato con 221 voti favorevoli, 40 contrari e un astenuto. Fratelli d’Italia, all’opposizione, ha votato contro. Dopo lunghe trattative sulla bozza, nelle quali è stato coinvolto anche il ministero dell’Economia, la richiesta di un nuovo scostamento di bilancio – caldeggiato da quasi tutti i partiti con l’eccezione di Italia viva – è stata notevolmente ammorbidita: la versione finale impegna l’esecutivo solo a “valutarlo”, in caso di “peggioramento dello scenario economico”, per finanziare nuovi interventi di sostegno “del tutto simili a quelli messi in campo durante l’emergenza pandemica” per famiglie, lavoratori e aziende colpiti dalle conseguenze della crisi in Ucraina. In compenso si insiste ovviamente sulla necessità di “utilizzare gli spazi derivanti dalla manovra per nuove iniziative espansive disponendo ulteriori interventi per contenere l’aumento dei prezzi dell’energia nonché mediante la revisione del sistema dei prezzi di riferimento e dei carburanti” e andare incontro agli enti locali mettendo a disposizione risorse per far fronte ai rincari. La lista della spesa è lunga e i 5-6 miliardi messi a disposizione dal governo per i nuovi aiuti – il decreto è atteso per la prossima settimana – sono destinati a non bastare.

Il catalogo delle buone intenzioni comprende, oltre al rafforzamento delle politiche di accoglienza nei confronti dei profughi ucraini, anche più soldi per scuola, università e ricerca e ovviamente “per il potenziamento del sistema sanitario nazionale“. Il governo deve poi proseguire nell’attuazione del Green New Deal” anche con “interventi di semplificazione e accelerazione dei procedimenti autorizzativi per la realizzazione e l’esercizio di impianti da fonti rinnovabili“. Non manca la sollecitazione, caldeggiata dall’Ance, ad “adeguare i fondi destinati alla realizzazione di investimenti pubblici alla dinamica imprevista dei costi dell’energia e delle materie prime sia per i lavori in corso di esecuzione che per quelli di prossimo affidamento prioritariamente con riferimento ai progetti individuati nel Pnrr“. A questo proposito, la Camera impegna il governo “a proseguire, in uno spirito di collaborazione con il Parlamento, nell’iter dei disegni di legge indicati nel Def 2022, attribuendo priorità a quelli contenenti riforme abilitanti per il Pnrr”.

Quanto al Superbonus, caro a tutte le forze politiche, torna la richiesta di “prorogare il termine attualmente previsto per le abitazioni unifamiliari” specificando che la percentuale del 30% dell’intervento complessivo da concludere entro giugno per beneficiare della proroga fino alla fine di quest’anno va riferita “al complesso dei lavori e non ai singoli lavori oggetto dell’intervento, valutando la possibilità di prevedere, da parte delle banche, il frazionamento del credito, qualora esso sia ceduto ai propri correntisti, anche in maniera frazionata per importo e annualità”. Inoltre, sempre in relazione al superbonus, si impegna il governo “a valutare la possibilità di cessione dei crediti di cui all’articolo 121 del decreto rilancio a soggetti diversi da banche, istituti finanziari e assicurazioni consentendo la cessione non solo ad esaurimento del numero delle possibili cessioni attualmente previste, ma anche prima”.

Segue l’auspicio di iniziative per affrontare la povertà alimentare, “ampliando anche il bonus sociale“, per combattere le “disparità generazionali, territoriali, di genere e salariali, con interventi finalizzati ad invertire il trend demografico del Paese, anche dando piena attuazione agli interventi previsti dal family act”. Il testo chiede anche di proseguire con “le misure di esonero contributivo” per favorire l’inserimento di donne e giovani nel mondo del lavoro, “rafforzando gli interventi a sostegno della ripresa economica nel Sud e nelle altre aree svantaggiate del Paese, al fine di evitare che la crisi innescata dall’emergenza sanitaria accentui le disparità fra le diverse aree del Paese”.

Sullo sfondo, il governo deve impegnarsi “a promuovere una revisione sostanziale dello stesso meccanismo del Patto di Stabilità e Crescita, che tenga conto delle esigenze di ripresa socio-economica in ciascun Stato membro, a partire dal mantenimento dell’attivazione della clausola generale di salvaguardia, ove necessario, anche nel corso del 2023, per consentire agli Stati membri di continuare ad adottare le necessarie misure di flessibilità di bilancio finalizzate a ridurre al minimo l’impatto economico e sociale della grave crisi economica”.

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