Cronaca

“Detenuto sequestrato e violentato nel reparto Covid del carcere di Regina Coeli”. Le denunce dei sindacati: organico troppo carente

I responsabili delle violenze sono due compagni di reclusione della vittima, minacciata con un coltello e legato con una corda. Il Sappe: "E' il frutto della sorveglianza ridotta". Il ministero della Giustizia: "In arrivo nuovi agenti"

Due detenuti hanno sequestrato e violentato un compagno di reclusione nel carcere romano di Regina Coeli: lo ha riferito il Sappe, sindacato autonomo della polizia penitenziaria. La vittima avrebbe subito, nel corso della violenza, minacce con un coltello rudimentale e sarebbe stato tenuto legato con una corda fino a quando non sono intervenuti i poliziotti penitenziari. Sul caso è stata aperta un’inchiesta.

L’episodio è accaduto in una sezione che ospita detenuti positivi al covid in isolamento. A seguito della violenza – avvenuta la scorsa settimana – la vittima è stata trasportata in ospedale, dove i sanitari hanno riscontrato gravi segni di abusi, e al rientro in carcere ha presentato la denuncia formale. Il segretario regionale del Sappe per il Lazio, Maurizio Somma, ha definito l’episodio “vergognoso e raccapricciante” e “certamente favorito dall’allentamento della sicurezza interna dovuto alla vigilanza dinamica”. “Questi sono i frutti di una sorveglianza ridotta in conseguenza della cervellotica vigilanza dinamica, dell’autogestione delle carceri e dei numeri oggettivi delle carenze di organico del reparto di polizia penitenziaria di Roma Regina Coeli” ha commentato il responsabile nazionale del sindacato, Donato Capece. Il sindacato ha puntato l’indice su quelli che chiama “provvedimenti scellerati”, come il “regime penitenziario aperto, con detenuti fuori dalle celle per almeno 8 ore al giorno e controlli sporadici e occasionali”, la “soppressione delle sentinelle della polizia penitenziaria di sorveglianza dalle mura di cinta delle carceri” e il “mancato finanziamento per i servizi anti intrusione e anti scavalcamento”.

Regina Coeli attualmente ha il più grosso focolaio da Covid-19 che si registra nelle carceri italiane, con 211 positivi, e un numero di detenuti pari a quasi 300 in più rispetto ai posti disponibili. Allo stesso tempo, la casa circondariale registra una carenza di 143 poliziotti penitenziari rispetto a quelli previsti.

Fonti del Ministero della Giustizia hanno dichiarato che dieci unità di polizia penitenziaria, fra cui una donna, saranno assegnate a Regina Coeli a partire da metà maggio, quando si concluderà il 179esimo corso per allievi agenti. Inoltre, altre 21 unità provenienti dal 180esimo corso arriveranno nello stesso penitenziario romano a settembre. Dalle stesse fonti si apprende che è attesa a breve la firma di un’intesa per l’attivazione di un laboratorio informatico, che permetterebbe ad un gruppo di detenuti di essere formato e poi impiegato nella digitalizzazione di atti giudiziari di alcuni grandi processi del passato. Un’iniziativa analoga sarebbe già in atto in altri istituti penitenziari: i detenuti sono stati istruiti per scansionare migliaia di pagine di processi di valore storico, grazie all’accordo a cui partecipano ministeri di Giustizia e Cultura, Csm, la Cassa delle Ammende e l’Archivio Flamigni.