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Milo Infante: “Perché mi hanno querelato? Quando leggerò le carte lo scoprirò. Continuerò ad occuparmi di Denise Pipitone più di prima”

Così il giornalista conduttore di Ore 14 su Rai 2, commentando con il Corriere della Sera la notizia della querela presentata nei suoi confronti da parte della Procura di Marsala nell’ambito dell’inchiesta sulla scomparsa di Denise Pipitone, la bambina sparita a Mazara del Vallo il 1 settembre 2004

di F. Q.

Perché mi hanno querelato? Perché in Italia c’è il reato di lesa maestà. Quando mi rinvieranno a giudizio – e con la querela di un magistrato il rinvio a giudizio è scontato —, quando leggerò le carte, scoprirò cosa ho detto di così diffamatorio nei confronti della procura di Marsala”. A dirlo è Milo Infante, il giornalista conduttore di Ore 14 su Rai 2, commentando con il Corriere della Sera la notizia della querela presentata nei suoi confronti da parte della Procura di Marsala nell’ambito dell’inchiesta sulla scomparsa di Denise Pipitone, la bambina sparita a Mazara del Vallo il 1 settembre 2004. Nel mirino dei magistrati ci sono infatti alcune puntate della sua trasmissione andate in onda nel 2021 e incentrate proprio sul caso Pipitone. “I pm di Marsala hanno presentato una querela per diffamazione aggravata non solo nei miei confronti, ma anche nei confronti di altri colleghi. Penso che sia lecito domandarsi se non farebbero meglio a utilizzare il loro tempo diversamente“, ha spiegato Infante, facendo poi chiarezza sul caos scoppiato nelle scorse ore e dovuto alla confusione tra la Procura che lo ha querelato e quella che invece si sta occupando dell’inchiesta scaturita dalla querela.

Dal momento, infatti, che tra le parti offese (ovvero i denuncianti, ndr) ci sono dei magistrati della Procura di Marsala, per evitare conflitti di interessi ad occuparsi delle indagini è un’altra Procura, quella di Caltanissetta: “Infatti non ho mai detto di essere indagato dalla Procura di Marsala (Trapani), come ha scritto qualcuno. Io sono stato raggiunto da un avviso di garanzia dalla Procura di Caltanissetta con l’accusa di diffamazione, per giunta aggravata. Quindi, da Marsala non può essere arrivata nessuna smentita, perché io non ho mai detto di essere indagato da quella Procura”, ha detto il giornalista. “Al momento sto aspettando che mi arrivino le carte. Sono sereno e tranquillo di non aver detto niente di diffamatorio; se la diffamazione consiste nel criticare delle indagini aperte e chiuse a tempo di record, allora sono colpevole. Ma lo direi di nuovo”, ha sottolineato.

“I giornalisti sono i cani da guardia del potere e la magistratura rappresenta un potere dello Stato. Se volete i giornalisti adoranti e che battono le mani ogni volta che arrestate qualcuno fate pure… Io penso che quando lo Stato fallisce i magistrati non possano chiederci di dire che sono stati bravi lo stesso”, ha chiosato ancora Infante dicendo poi di aver ricevuto la solidarietà di Piera Maggio, la mamma di Denise Pipitone, con cui ha costruito negli anni un rapporto. “Nei giorni dello scorso Natale abbiamo pranzato tutti insieme, con le nostre famiglie, c’era anche Kevin, il fratello di Denise – ha confidato al Corriere -. È una vicenda intima che racconto ora solo per far capire il legame che c’è con loro. Piera è vittima di un’ingiustizia, di uno dei reati più odiosi: andare a letto con il pensiero fisso di non sapere dove è Denise è un dolore che non si attutisce mai.. Ma lo Stato italiano non si sente in debito nei confronti di Piera Maggio”. Per questo ora è determinato ad andare avanti: “Io mi occuperò del caso di Denise più di prima. È adesso che si sono spenti i riflettori che Piera Maggio e Piero Pulizzi hanno ancora più bisogno che qualcuno se ne occupi. Perché oggi Denise non la cerca nessuno”.

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