di Giorgio Boratto
Ore 20: va in onda la guerra. Sui telegiornali italiani la notizia principale è passata dalle cronache e statistiche Covid-19 agli orrori della guerra: queste, si sa, sono sempre le stesse e il nuovo rapporto racconta di uccisioni di civili, donne e bambini. Si sa che nelle guerre i morti civili superano sempre i morti militari; basti sapere che dal 1939 ad oggi i morti militari furono 24 milioni contro i 43.639.ooo di civili. Poi non si conteggiano i feriti, i dispersi e chi per le ripercussioni quale fame e malattie, dovute sempre alla guerra, perirono in seguito.
E’ l’ora di cena e le immagini della guerra accompagnano il pasto degli italiani. Un pensiero mi assale… siamo proprio fortunati noi. Quelle brutture possiamo solo vederle e ascoltarle dagli inviati di guerra. Ogni sera impariamo il nome di una località che prima di allora non sapevamo neppure esistesse: Kharkiv, Mariupol, Lugansk, Chernihiv, Sumy, Mikolayv, Zaporizhzhia, Dnipro… siamo proprio fortunati noi. Fra poco, dopo il quiz, seguirà un telefilm di successo o una telenovela. Potremo, dopo la digestione, andare a dormire senza che le sirene di allarme ci sveglino… siamo proprio fortunati noi.
Ora cantiamo: Di gente, bestie e fiori no, non ce n’è più, viventi siam rimasti noi e nulla più. La terra è tutta nostra, Marcondiro’ndera, ne faremo una gran giostra, Marcondiro’ndà. Abbiam tutta la terra, Marcondiro’ndera, giocheremo a far la guerra, Marcondiro’ndà… siamo proprio fortunati noi. Noi che, anche se la facciamo, non ci abituiamo alla guerra. Mai.