Il pagamento di rubli da parte della Russia su obbligazioni da due dollari è stato giudicato un potenziale default dal Comitato per la determinazione dei derivati di credito. Il comitato che comprende le banche statunitensi Goldman Sachs Group Inc e JPMorgan e l’inglese Barclays ha affermato che il potenziale fallimento è avvenuto il 4 aprile quando la Russia ha pagato in rubli anziché in dollari due bond dal valore complessivo di due miliardi di dollari. Mosca ha replicato di essere stata costretta a pagare in rubli a causa del blocco dei suoi conti correnti presso le banche estere annunciando azioni in sede legale. La Russia potrebbe comunque evitare un default se riuscisse a pagare in dollari prima che scada il periodo di grazia di 30 giorni, ossia entro il prossimo 4 maggio.
A testimonianza della complicata situazione finanziaria del paese la Banca centrale russa ha fatto sapere oggi che nel mese di marzo le famiglie russe hanno ritirato dai loro conti valuta estera per un valore di 9,8 miliardi di dollari. Le banche hanno tagliato i nuovi prestiti alle imprese di circa un terzo. La Banca centrale russa ha spiegato che le sanzioni occidentali hanno spaventato i correntisti. “Il trimestre è stato difficile, in certi momenti la situazione è apparsa critica ma poi siamo andati incontro ad una fase di stabilizzazione” ha affermato Alexander Danilov, direttore del dipartimento di regolamentazione e analisi bancaria della banca centrale secondo quanto riporta l’agenzia Reuters. “Il settore bancario ha dovuto affrontare un deflusso significativo di fondi alla fine di febbraio”, ha affermato. “Le persone hanno prelevato denaro dai loro conti in preda al panico, temendo per la loro sicurezza”.
I fondi depositati presso la banche sono diminuiti di 1,2 trilioni di rubli, pari a 14,7 miliardi di dollari, a febbraio e il calo è continuato a marzo, con deflussi di 236 miliardi di rubli. In marzo il credito al consumo è sceso dell’1,9%, anche a causa dell’aumento dei tassi da parte della banca centrale deciso per arginare la fuga di capitale e sostenere il rublo ma che ha l’effetto di rendere più onerosi i prestiti. La banca centrale ha più che raddoppiato il suo tasso di interesse portandolo al 20% il 28 febbraio, quattro giorni dopo l’invasione e in concomitanza della prima ondata di sanzioni. Il tasso è stato poi ridotto al 17% lo scorso 8 aprile. Si prevede un’ ulteriore riduzione nella prossima riunione del consiglio del 29 aprile.