di Pietro Francesco Maria De Sarlo

Grazie Papa Francesco per averci ricordato con il gesto simbolico di far portare insieme la Croce a una donna ucraina e una russa che non sono i popoli a fare le guerre, specialmente quello ucraino e quello russo che hanno entrambi parenti sui fronti opposti, ma i loro incapaci governanti. Una pausa che ci fa riflettere in mezzo al vuoto delle comparsate di Mario Draghi e Luigi Di Maio e al clangore dei Biden, Zelensky, Putin. Alle armi! Urlano Gramellini, Riotta e Severgnini al seguito del commander in chief Enrico Letta, che vogliono la guerra fino all’ultimo… ucraino. Specialmente se si tratta dei poveri contadini e delle loro povere case che i telegiornali ci mostrano con i loro volti e le loro storie dolenti tutte le sere.

Diciamoci la verità, senza il deterrente atomico saremmo già in pieno conflitto mondiale, ma portate pazienza e vedrete che una parola dopo l’altra ci arriviamo. Speriamo invece che prevalga il buon senso, perché nulla sarà più come prima, a partire dagli effetti delle sanzioni. Da Bretton Wood in poi il dollaro è stata la moneta di riferimento del mondo, anche quando con lo Smithsonian Agreement del 1971 non fu più garantita la parità in oro. Ursula Von der Leyen chiama il professional – termine con cui nelle aziende si definiscono i dipendenti di rango tecnico elevato ma incapaci di visione e di occupare qualsiasi ruolo decisionale – Mario Draghi per mettere a punto, insieme a Janet Yellen, la wunderwaffe capace di far crollare il sistema economico russo: il congelamento delle loro riserve in dollari e la loro estromissione dal sistema dei pagamenti internazionali.

Non occorre essere dei luminari dell’Ispi per comprendere come questo metta a rischio la visione del dollaro, e dell’euro come monete di riserva, giacché nessuno più si fiderà di averle in dollari e genererà la creazione di sistemi alternativi di pagamento che renderanno la vita più complicata a tutti. A meno di dividere il mondo in due parti non comunicanti tra di loro: Russia, Cina e i cattivi da un lato e noi, i buoni, dall’altro. Anche i futuri oligarchi di paesi non proprio immacolati, cioè quasi tutti a parte noi ovviamente, intesteranno le loro proprietà a fondi Svizzeri o a tutti i paradisi fiscali neutrali del mondo e difficilmente investiranno in paesi che mettono a rischio i loro “magri” risparmi.

Analoga vicenda quella sull’approvvigionamento energetico dove liberarci dal gas russo ci costa di più e ci mette nelle mani di altri paesi, magari meno grandi della Russia e meno aggressivi, ma di qualità non necessariamente migliore. Oppure l’Algeria, l’Egitto, gli Emirati eccetera sono entrati a pieno titolo tra le democrazie occidentali?

In ogni caso se questo servisse a fermare la guerra mettendo in difficoltà Putin e la Russia ben venga. Il punto è che pare proprio di no, il loro export cresce. Perché se è vero che l’Occidente è ancora la parte più ricca del pianeta ci sono altre economie, nell’est asiatico e domani in Africa, che galoppano e a cui il gas russo fa comodo. Siamo capaci di imporre le sanzione contro la Russia al mondo intero? Pare di no: sempre secondo Ispi ad applicare le sanzioni sono il 19% dei paesi, che rappresentano il 14% della popolazione mondiale ma il 59% del Pil. Questa visione monolitica che ci trasmette la tv contro la Russia in realtà fa acqua da tutte le parti. Sarà tutta colpa di Putin ma questa rischia di diventare una guerra dell’Occidente contro il resto del pianeta, meno bello forse ma sicuramente meno ricco.

Insomma non abbiamo alternative nel cercare la pace con tutti i mezzi. Magari sarebbe utile, come dice Bersani, anche una “postura” meno aggressiva. Mi viene in mente la scena di un film di Woody Allen, una parodia dei film di 007. Una spia colpita a morte con una pistola fumante in mano dice: “Ho comprato questo pistola ma mi hanno ingannato: spara all’incontrario e mi sono ammazzato”.

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