“Credo di aver fatto il mio dovere nelle uniche forme in cui andava fatto”. L’ex consigliere del Csm, Piercamillo Davigo, imputato a Brescia per il caso dei verbali di Piero Amara, ha reso dichiarazioni spontanee in aula. “Ho chiesto la pubblicità dell’udienza perché ritengo che l’opinione pubblica voglia sapere cosa è successo” ha proseguito aggiungendo di voler essere assolto “per quello che emerge dall’udienza e per questo non ho chiesto l’abbreviato“.

In base al capo di imputazione Davigo, difeso dall’avvocato Francesco Borasi, “consegnava, informalmente e senza alcuna ragione ufficiale, ma al solo scopo di motivare la rottura dei propri rapporti personali con il consigliere Sebastiano Ardita, copia degli atti in questione al consigliere del Csm Giuseppe Marra, dopo averlo informato del loro contenuto, incaricandolo di custodirli e di consegnarli al comitato di Presidenza, qualora glieli avesse richiesti”. Oltre a ciò avrebbe riferito a un altro componente del Consiglio Superiore della Magistratura, Ilaria Pepe, “sempre in assenza di una ragione ufficiale, ma per suggerirle di ‘prendere le distanze dal consigliere Ardita, il contenuto delle dichiarazioni rese” da Amara, “invitandola a leggerle; riferiva, in assenza di una ragione d’ufficio, al dichiarato scopo di ottenere un giudizio sull’attendibilità” di quei verbali che gli erano stati consegnati da Storari per “autotutelarsi”, a suo dire, dal rallentamento alle indagini voluto dai vertici della procura di Milano. Storari è stato assolto dal gup ma la procura ha impugnato la decisione.

“Mi viene contestata la rivelazione di segreto di ufficio al vicepresidente del Csm ma non mi viene contestato di aver detto le stesse cose al primo presidente della Corte di Cassazione: perché è lecito se lo dico a Curzio e illecito se lo dico a Ermini? Questo il pubblico ministero deve spiegarmelo – dice l’ex pm di Mani pulite – Vorrei sapere perché comportamenti identici a volte vengono considerati reati e altri no”, aggiunge una volta fuori dall’aula Davigo che non si è opposto alla presenza delle telecamere in aula per “una vicenda che reputo molto importante per l’opinione pubblica”. Il Tribunale, che ha autorizzato la presenza delle tv in aula, ha ammesso tutti i testimoni “e strada facendo faremo una valutazione” ha detto il presidente del Collegio Roberto Spanò. Le prossime udienze sono state fissate per il 24 maggio e il 28 giugno, uniche date prima dell’estate. L’accusa, rappresentata in aula dai pm Francesco Milanesi e Donato Greco, ha chiesto che il primo teste da ascoltare sia proprio il pm di Milano Paolo Storari.

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