Slitta a luglio l’approvazione in Senato del ddl concorrenza, ora fermo in commissione Industria a Palazzo Madama dove sono stati presentati mille emendamenti. Sfuma così l’obiettivo del governo di mandare in porto il testo a giugno, prima di varare quello per il 2022 (il Recovery plan prevede che ne venga presentato uno all’anno). E’ questo l’esito della riunione tra esecutivo e capigruppo di maggioranza, che ha visto il Pd mettersi di traverso sull’ipotesi di rendere il passaggio alla Camera una mera formalità per accelerare i tempi. Alla fine si è deciso “un metodo di lavoro comune tra Camera e Senato”, spiegano fonti governative. I temi verranno suddivisi tra le Camere ma su tutte le questioni la maggioranza lavorerà sempre in modo coordinato coinvolgendo entrambi i rami del Parlamento. I lavori a Palazzo Madama finiranno a inizio maggio per chiudere alla Camera a inizio luglio. La terza lettura sarà al Senato entro metà luglio.

Nel merito, da parte del centrodestra in particolare ci sono le note resistenze sulla riforma delle concessioni balneari, servizi pubblici locali (anche questi in base al testo vanno messi a gara) e licenze dei taxi. I dem si sono poi detti contrari alla messa a gara delle concessioni idroelettriche da parte delle Regioni. “Dobbiamo evitare di aprire la strada in Italia a operatori stranieri, affidargli il controllo di un asset strategico, che ad esempio la Germania non ha”, ha detto a Repubblica Enrico Borghi, membro della segreteria Pd e componente del Copasir. “Con una logica di gara indiscriminata rischiamo che accada come per la videosorveglianza nelle città, di scoprire a posteriori che è in gran parte made in China”. La ministra per gli Affari regionali Maria Stella Gelmini, alla presentazione dello studio “Le concessioni idroelettriche in Italia: incertezze e opportunità per il rilancio del Paese” dell’European House Ambrosetti, ha detto che l’Italia valuterà se “azionare la golden power in caso di chiusura da parte degli altri Paesi alla reciprocità alla concorrenza” attraverso l’apertura di gare nelle concessioni idroelettriche. Il nostro paese che “è l’unico che ha aperto le procedure competitive”, ha aggiunto, vedrà “quale sarà l’atteggiamento della Commissione europea” rispetto alla decisione della Francia che “ha rinnovato le proprie concessioni sino al 2041“.

Il rallentamento dell’iter del ddl va di pari passo con lo stallo sulla delega fiscale – prima di Pasqua il premier Mario Draghi ha visto il centrodestra promettendo che si troverà una mediazione – mentre per quanto riguarda la riforma del Csm dopo mesi di trattative il voto finale alla Camera è atteso per venerdì.

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