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L’Anpi ha completamente ragione: la Resistenza italiana non si può paragonare a quella ucraina

In questi giorni si susseguono vergognosi attacchi all’Anpi ed al suo Presidente perché ha osato dire che era contrario all’invio di armi in Ucraina e perché non riteneva che quella Ucraina si potesse paragonare con la resistenza italiana.

Penso che l’Anpi abbia completamente ragione per tre ragioni di fondo:

1) La Resistenza italiana si è caratterizzata per l’estrema attenzione alla salvaguardia delle vite dei cittadini italiani. Non ho memoria di azioni partigiane che partissero da un villaggio identificabile. Le bande partigiane cercavano di agire distanti dai villaggi e di non lasciare tracce di contatti con la popolazione locale per evitare di esporla a rappresaglie. Si può dire la stessa cosa delle milizie ucraine che combattono l’esercito russo? Non mi pare. Le immagini dei carri armati piazzati in mezzo ai palazzi, delle contraeree messe sui tetti delle case di civile abitazioni e le testimonianze di miliziani che prendevano posizione all’interno dei palazzi residenziali per sparare sulle truppe russe le abbiamo viste tutti e non sono contestate.

Già questo comportamento sul campo parla di un rapporto completamente diverso tra chi combatte e la popolazione inerme. Vi sono poi episodi che riguardano in particolare i nazisti del battaglione Azov che nel territorio del Donbass segnalano una situazione ancor più grave, in cui la popolazione civile viene utilizzata nei fatti come protezione delle milizie. Mi dispiace ma non è l’atteggiamento che la Resistenza aveva con la propria gente. Nella lotta partigiana la tutela della popolazione veniva prima dell’efficacia militare, per una parte delle milizie ucraine è vero il contrario.

2) La resistenza italiana si è caratterizzata per una lotta che puntava alla fine del conflitto, alla pace. Il tutto nella consapevolezza che più la guerra proseguiva e più la popolazione avrebbe avuto a soffrirne. Non è un caso che quando l’esercito tedesco ha cominciato a ritirarsi i comandi partigiani hanno cercato in tutti i modi un rapporto diplomatico in modo da garantire l’esodo pacifico delle truppe occupanti, senza ulteriori danni per la popolazione. La lotta partigiana aveva un obiettivo chiaro e cioè la fine della guerra, la pace. Possiamo dire la stessa cosa delle milizie in Ucraina? Svolgono lo stesso ruolo? A me pare di no.

La scelta degli Usa e della Nato di trasformare l’Ucraina in un nuovo Afghanistan, è finalizzata a far durare la guerra il più a lungo possibile, non a farla finire. Non è casuale che le trattative per ricercare la pace ristagnino. E’ del tutto evidente che la fornitura di armi “letali ma non troppo” da parte della Nato disegna per le milizie ucraine un ruolo di forza armata utile per tenere impegnato l’esercito russo, non certo per finire la guerra. Che il Presidente Zelensky e le milizie ucraine accettino volontariamente di trasformare l’Ucraina in un campo di battaglia a durata indefinita, non cambia di una virgola il problema: in Ucraina non è in corso una lotta per far finire la guerra e permettere finalmente al popolo ucraino – tutto il popolo ucraino – di vivere in pace. In Ucraina è in corso una assurda guerra di logoramento fatta per conto terzi: una bella differenza con la Resistenza italiana.

3) La resistenza italiana, nella sua plurale composizione politica, culturale e sociale, aveva ideali di giustizia e libertà, di democrazia e tolleranza: la Costituzione italiana ne è il suggello imperituro. E’ la stessa cosa in Ucraina? Non mi pare. Non mi riferisco solo ai battaglioni nazisti che combattono in nome del criminale collaborazionista Stepan Bandera. Mi riferisco al nazionalismo antidemocratico che permea l’azione del governo ucraino che nel bel mezzo della guerra non ha trovato di meglio che mettere fuori legge vari partiti di opposizione e che continua a considerare una parte russa del popolo ucraino come una sorta di nemico interno.

Quella in corso è ucraina è una guerra degli ucraini contro l’esercito russo invasore e non metto certo in discussione la legittimità degli ucraini di combattere questa guerra. Ma non venitemi a dire che si tratta di Resistenza per il significato che questa parola ha assunto nella lotta di liberazione dal nazifascismo in Italia. Non lo è così come non è vero che la fornitura di armi “letali ma non troppo” riduce le sofferenze del popolo ucraino: è vero il contrario! Più la guerra va avanti è più è destinata a produrre disastri e sofferenze. In primo luogo al popolo ucraino che è la prima vittima di questa situazione.